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Intervista ad Angelo

Intervista ad Angelo di MyFace

Angelo funzionario vendite classe 1972 ideatore e fondatore del marchio Myface e del sito www.myfaceitaly.com. Padre e compagno di Elisabetta. Angelo fin da ragazzo coltiva la passione per l’oggettistica e per la manifattura. Appassionato di meccanica si distingue per le sue doti pratiche ed artistiche. Dopo gli studi collabora con le più importanti discoteche e locali di intrattenimento del Nord Est sviluppando qualità comunicative e di relazione interpersonale: fondamentali per la sua corriera lavorativa. Il suo ingresso nel mondo del lavoro gli permette di sviluppare capacità nelle tecniche di vendita diventando un punto di riferimento di molte aziende nel campo del mobile. Un incontro con il mondo del legno che suscita in lui una curiosità inaspettata. Affianca i migliori Maestri Artigiani durante le loro creazioni, apprendendone segreti e maestrie. Oggi a distanza di più di venti anni folgorato da una illuminazione quasi trascendentale, avvenuta tra le mura di casa, lancia sul mercato la sua visione di Mayface. Un progetto unico nel suo genere che non trova uguali nel mondo. Angelo forte dell’appoggio incondizionato e professionale di Elisabetta – affermata interior design e spinto da un carattere deciso, estroverso e impavido, ama accettare ogni sfida che la vita gli riserva e presenta con orgoglio la sua idea originale, artigianale e rivolta agli amanti dell’unicità e della personalizzazione.

Chi è Angelo?

Sono un uomo di quarantanove anni, Padre adottivo di uno splendido ragazzo di origini Etiopi di dodici anni e compagno di Elisabetta, madre di due meravigliosi bambini. Mi considero una persona espansiva ed estroversa. Fortunatamente posso vantare tantissime amicizie importanti e di lunga data, con le quali mantengo rapporti costanti, veri e sinceri. Conoscenze coltivate durante la mia lunga collaborazione con le più importanti discoteche del nord est e non solo. Una esperienza trentennale che mi ha regalato tantissime emozioni, ricordi ed incontri indimenticabili. Mi piace confrontarmi con le persone, dialogare ed essere sempre disponibile. Una caratteristica del mio carattere che mi ha sempre accompagnato durante il cammino personale e professionale. Ho svolto lavori basati sul contatto diretto con il cliente: partendo dai locali, passando dal supermercato – in qualità di direttore – fino alla mia attuale occupazione come Funzionario Vendite. Sono una persona creativa e dinamica, mi piacciono la sfide e ne cerco di nuove continuamente. Non amo passare le mie giornate sul divano e cerco sempre di impegnare corpo e mente. Baso la mia vita su principi per me fondamentali che parlano di attività fisica e mentale: vero motore della nostra esistenza.

Quando e come nasce la Sua passione per l’arte del lavorare il legno?

Ho sempre coltivato la passione per tutto cio’ che viene costruito manualmente. Chiavi, chiodi, martelli e cacciaviti sono sempre stati, fin da ragazzino, i miei compagni di gioco, invenzioni e creazioni. Nel nostro piccolo gruppo di amici del quartiere ricoprivo il ruolo di “meccanico” di tutti. Biciclette e motorini non avevano segreti per me e li mio garage, con buona pace dei miei genitori, diventava una vera e propria officina. Con il passare del tempo mi sono avvicinato al mondo del legno, lavorando a stretto contatto con i Maestri Falegnami. Sono rimasto affascinato dalle potenzialità di questo splendido materiale naturale. Assistere alla sua trasformazione, alla lavorazione e vedere nascere oggettistica dalla sua composizione, ha catturato tutta la mia immaginazione e la voglia di cimentarmi in questa arte millenaria. Adoro il suo profumo e le sensazioni che trasmette: emozioni che parlano di ambiente, di natura, di vita. Ogni parte del legno racconta una storia attraverso le sue essenze: ovvero colore e venature. Possiamo carpirne età tipologia e provenienza. Ascoltare la sua voce silenziosa che ci racconta del bosco, della terra, dei frutti e di tutto quel mondo che solo anni di vita possono racchiudere in se. Oggi finalmente trasformo questa passione decennale in un progetto concreto in cui credo molto e nel quale intendo riversare la mie energie e la mia creatività.

Come si raggiunge questa professionalità artistica?

Il legno è un materiale che si impara a lavorare; lavorandolo !! A differenza di ferro e vetro e’ un materiale caldo e vivo, la sua duttilità permette una manipolazione più morbida ed eterogenea. Sono permessi errori facilmente correggibili, grazie proprio a queste sue caratteristiche. Per raggiungere un discreto livello di professionalità non si può esimersi da un percorso lungo e faticoso di apprendimento. Trascorrere del tempo assieme ad Artigiani e Maestri del settore risulta imprescindibile per chiunque voglia intraprendere questa professione. Segreti, consigli e capacità solo da mani sapienti, rochi borbottii e anni di fatica, possono essere trasmessi. Ovviamente non può mancare un amore profondo per il legno e la passione incondizionata per quello che facciamo. Quando prende forma un’opera, di qualsiasi natura essa sia, l’emozione non ha uguali. Immaginare, creare, formare, plasmare, dare vita a qualcosa di diverso da ciò che era, sono sensazioni per me impareggiabili che mi riempiono di soddisfazione, orgoglio e gioia.

Come nasce l’idea di dare un volto alle Sue opere?

L’idea nasce proprio qui: in questa sala da pranzo dove stiamo registrando la nostra conversazione. Era un giorno normale come tanti altri e stavo pranzando assieme alla mia compagna Elisabetta. Una bella giornata soleggiata, la leggera brezza che filtrava dalle porte semi aperte che si affacciano sul nostro giardino. Il calore del sole ci scaldava delicato, ed eravamo intenti nelle nostre consuete chiacchierate. Non ricordo per quale strano motivo, ma improvvisamente muovendo lo sguardo verso il divano mi accorsi che l’ombra del mio profilo veniva proiettata su di un piccolo cuscino appoggiato allo schienale del mobile. Era come se fosse fotografato ed impresso sul cuscino stesso: conservo ancora la foto che testimonia quel momento. Un raggio di sole, che come un lungo braccio lucente ed una mano invisibile, disegnava quello che sarebbe diventato un progetto artistico ed originale: unico al mondo. Vedere quella immagine fu come ricevere una illuminazione, un pensiero istintivo ed immediato: sapevo cosa avrei creato; sapevo come lo avrei realizzato; ed immaginavo ogni opera già fatta e compiuta. Mi rivolsi ad Elisabetta chiedendole di immaginare i nostri due profili impressi assieme e cosa ne pensasse dell’idea di “scolpire” e modellare i profili delle persone nel legno, ricavandone oggettistica di utilità comune, ma personalizzati attraverso l’unicità “dell’impronta” del loro viso. La mia compagna, da interior desing di professione, e sicuramente persuasa dal mio entusiasmo, accettò subito la sfida che le stavo proponendo: appoggiandomi fin dal principio e contribuendo con la sua consueta energia alla messa in opera della nostra “visione”. Ci attivammo subito e dopo le dovute ricerche – che confermavano la singolarità del progetto a livello mondiale – depositammo il Marchio Myface con annessa produzione di complementi ed oggetti ricavati dal profilo della persona stessa. Così nasce l’idea e il Brand Myface e il sito www.myfaceitaly.com.

Cosa realizza Myface?

Realizziamo prodotti artigianali in legno e prossimamente anche in altri materiali sempre a carattere naturale. Attualmente stiamo creando oggettistica che comprende orologi, profili senza orologi che fanno gruppo famiglia, portabottiglie e ultimamente anche degli specchi a muro. Il tutto sempre ricavato dal profilo personale del committente che invia al nostro sito la sua foto dalla quale ricaviamo i tratti distintivi del viso mantenendo di fatto l’unicità del prodotto.

Cosa prova quando realizza la Sua arte e prende forma il profilo del suo committente?

Pura emozione !!! Dal momento che ricevo l’immagine del committente fino alla consegna finale è un susseguirsi di emozioni e sensazioni. Tutto nasce da un semplice pannello di legno di forma quadrata. Lo studio del profilo ricevuto, la visione del progetto, l’intaglio e la sua realizzazione sono parte di un procedimento che mi coinvolge integralmente. Durante la lavorazione del legno inizia il mio viaggio attraverso profumi ed odori che mi portano tra i boschi e la natura.  Le essenze di Rovere, Larice, Noce e molti altri, avvolgono lo studio trasportandomi tra sentieri e foreste. A volte mi capita di consegnare personalmente l’opera finita nelle mani del cliente. La gioia nel vedere lo stupore del committente che si riconosce nell’oggetto non ha uguali. Il pensiero di aver saputo creare una singolarità unica nel suo genere ed irripetibile e la consapevolezza che accompagnerà il mio cliente per tutta la sua vita, mi riempie il cuore di orgoglio e soddisfazione.

Quali sono le difficoltà maggiori che si incontrano nel lanciare sul mercato una nuova proposta come la Vostra?

Sicuramente raggiungere le persone e suscitare il loro interesse e’ la parte più dura e difficile durante il lancio di un nuovo prodotto. Io provengo dalla “vecchia” scuola del rappresentante dove l’importanza del contatto umano e della promozione in loco rappresentavano l’essenza della vendita stessa. Ancora oggi prediligo questo aspetto del marketing piuttosto che atre interazioni. Porto sempre con me un campione delle mie opere così da poterlo mostrare, se necessario, a chiunque lo trovi interessante. Nella mia professione mi trovo spesso a contatto diretto con i possibili acquirenti e non manco di assicurargli una costante presenza. Ricordo con ironia e divertimento quando passai per ben 20 volte da un possibile cliente da acquisire, al semplice scopo di vendere circa venti centesimi di materiale. Ci riuscii, forse per sfinimento dello stesso cliente. Oggi questa azienda a distanza di dieci anni è diventata uno dei miei migliori partner commerciali. Tuttavia non si possono escludere le moderne tecniche di comunicazione e divulgazione digitale che permettono di raggiungere distanze altrimenti inarrivabili. Molte delle nostre opere vengono ordinate sul nostro sito internet e successivamente spedite a destinazione.

Come si superano i momenti più difficili?

Amare quello che si fa, credere nelle nostre possibilità e seguire le proprie convinzioni. Credo che il segreto per superare le difficoltà di un mercato sempre più complesso risieda dentro di noi, nel modo in cui ci poniamo e nel nostro istinto imprenditoriale. Sono una persona che guarda costantemente al futuro e che non ama fermarsi al primo ostacolo. Ogni muro che ho incontrato durante la mia vita personale e professionale sono riuscito a scalarlo, fermandomi solo quando ritenevo di essere arrivato. Ovviamente esistono situazioni che vanno oltre le nostre capacità: dobbiamo essere in grado di riconoscerle e, se il caso lo richiede, abbandonarle e crearne di nuove.     

Perché scegliere di possedere una Vostra opera artigianale?

Senza ombra di dubbio per la sua unicità e personalizzazione. Non esistono in questo momento altre realtà simili nel mondo che usano la nostra stessa tecnica di creazione. Possedere un manufatto Myface significa portare in casa un dettaglio di noi stessi singolare ed irripetibile. Ogni nostra opera rappresenta il committente stesso la sua singolarità e ciò che lo differenzia dalle altre persone. Abbiamo studiato una serie di oggettistica che permette anche un uso “domestico” e di design interno delle realizzazioni. Penso che l’artigianalità unita al valore del Made in Italy e del Made in Veneto possano contribuire al diffondersi del nostro brand Myface.

Osservando le Sue opere si nota che restano completamente naturali senza alcun accessorio di complemento. Perché questa scelta?

La nostra è stata una scelta consapevole e voluta. Ritengo che Myface si possa differenziare da altri concorrenti proprio per la sua peculiarità nella realizzazione e nello stile da noi scelto. Il profilo è un tratto distintivo di noi stessi, la nostra impronta digitale del viso. Ogni opera ha una sua identità precisa, unica e irripetibile. Riceviamo molte richieste per realizzare profili di personaggi famosi e conosciuti, ma non accettiamo, perché non vogliamo cadere nel girone del puro commercio economico e di massa. I nostri orologi non presentano indicazioni numeriche. Vogliamo comunque dare un senso, anche pratico e di utilità alle opere, ma non la sola finalità domestica. L’oggettistica Myface racconta una storia, un momento particolare della nostra vita. Racconta noi stessi, i nostri cari e fotografa istanti e sentimenti. Non utilizziamo colori o coperture che possono nascondere le essenze del legno, le sue caratteristiche, i profumi e le sensazioni tattili che trasmette. Stiamo concentrando le nostre energie nello studio e nella progettazione di creazioni per l’intera famiglia ad uso puramente estetico senza alcuna finalità secondaria che possano sostituire i più classici dipinti, decorando i nostri spazi rendendoli unici e personali.

Come sceglie i materiali per le Sue opere?

Diciamo che il processo decisionale è sempre in evoluzione e si basa anche sulle richieste del cliente. Inizialmente le scelte maturate sono frutto di una accurata ricerca e dello studio di materiali già utilizzati in questo campo. Mi sono recato in diversi luoghi, anche commerciali, per capire l’uso corretto e le tipologie più comuni di legno adatte al mio scopo. Oggi uso essenze di Rovere, Noce Canaletto, Larice e altre, che mi soddisfano pienamente. Stiamo pensando di allargare la nostra proposta utilizzando altri materiali, sempre di provenienza naturale. Elisabetta in questo processo svolge un ruolo importantissimo ed essenziale. La sua professionalità come interior design guida le nostre scelte indicando tipologia di legno, tonalità e il giusto accostamento.

L’artigianalità Italiana, e Veneta, affascina e viene apprezzata in tutto il mondo. In poche settimane di attività avete già ricevuto manifestazioni di interesse e ordinazioni a livello internazionale. Da dove provengono le più interessanti?

Indubbiamente il Made in Italy – nel nostro caso Made in Veneto – e’ uno dei brand più conosciuti, ricercati ed apprezzati nel mondo. In questo momento riceviamo più manifestazioni di interesse da oltre confine che in Patria. Questo lo si deve certamente al fatto che all’estero la nostra artigianalità sia particolarmente ambita, mentre forse un po’ scontata nel nostro Paese. Abbiamo spedito in Canada, dove la presenza di nostri connazionali e cittadini Canadesi di origine Italiana è particolarmente nutrita. Molte persone legate da parentele lontane e di sangue italico premono per ricevere un pezzetto di Italia e della nostra manifattura. Vendiamo in Germania, Francia e anche qualcosa in Est Europa al momento in Bulgaria. Le persone interessate caricano la loro foto del profilo sul nostro sito, l’immagine viene elaborata e successivamente, a lavoro terminato, il manufatto viene spedito a destinazione richiesta.

Marito, Padre, Funzionario Vendite e oggi imprenditore di se stesso. Come riesce a coniugare gli impegni famigliari e professionali? E quanto è importante l’appoggio della famiglia?

Svolgo un lavoro che mi porta spesso lontano da casa e che occupa gran parte della mia giornata. Anche Elisabetta è molto impegnata con la sua professione e quel poco tempo libero che ci rimane lo dedichiamo alla vita dei nostri figli, ai loro spazi e alle attività che svolgono. Una vita diciamo normale la nostra: frenetica, impegnata e felice. Abbiamo costruito il progetto Myface completamente da soli: iniziando con il sito di presentazione fino alle opere complete. Ricordo le notti insonne passate con Elisabetta seduti al tavolo cercando di costruire la nostra immagine. Momenti intensi, discussioni infinite, confronti accesi, liti sfiorate. Un dualismo, il nostro, che ci completa, ci unisce e ci permette di crescere nello spirito e nella mente. Elisabetta più armonica, più sensibile, più concentrata nei colori, negli abbinamenti, nella parte più estetica del nostro progetto. Io avvolto nei miei pensieri puramente commerciali e pratici. Non avrei potuto costruire Myface da solo devo ad ogni componente della mia famiglia gratitudine e ringraziamento per l’aiuto ricevuto, la pazienza sopportata e per essere l’essenza della mia vita.

Progetti per il futuro?

Vogliamo concentrare le nostre energie sulla crescita di Myface, non solo sulla parte commerciale ed economica, ma soprattutto sulla personalità ed unicità del marchio. Spingeremo per far conoscere e divulgare il nostro lavoro diventando brand e stile riconosciuto. Stiamo valutando alcune proposte di collaborazione con importanti realtà territoriali. Il nostro cammino è appena iniziato ma siamo fiduciosi e spinti da ottimismo e rosee aspettative.  

Che consiglio si sente di poter dare ai giovani che vogliono affrontare una sfida come quella da Lei intrapresa?

Le difficoltà servono per crescere personalmente e professionalmente. Per mantenere viva e attiva la nostra mente abbiamo bisogno di sfide quotidiane che ci mettano alla prova e che ci regalino emozioni ed autostima nel momento in cui le superiamo. Ai nostri giovani dico: accettatele!!! Non arretrate davanti agli ostacoli che inevitabilmente la vita riserva. Affrontateli credendo in voi stessi e nelle persone che vi sono vicine. Inseguite i vostri sogni, seguite passione e cuore, amate quello che fate e la vostra strada verso il successo sarà sicuramente in discesa.

Intervista e stesura di Abiti Luciano; Grafica Layout Matteo Durante

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Intervista a Marco Zanatta

Intervista a Marco Zanatta di Zanatta Caffè

Zanatta Marco titolare della Caffetteria Centrale di Silea e fondatore del brand Zanatta Caffè e del marchio Zanatta SWEET & SAVOURY. Marco nasce a Treviso nel 1970 – frutto dell’amore tra Papà Plinio e Mamma Lidia. Una famiglia normale quella di Marco: Mamma casalinga e Papà operaio. Dopo aver terminato le scuole elementari Papà Plinio decide che anche a Marco, come per la sorella Antonella, deve essere data la possibilità di frequentare una scuola media privata e lo iscrive all’istituto Pio X di Treviso. L’impatto con la nuova realtà scuote Marco, che però dimostra una buona capacità di apprendimento e un ottimo rapporto con i professori. Tuttavia qualcosa lo turba. Sente che non appartiene ad un ambiente particolarmente selezionato – come quello che riserva un istituto così prestigioso – e la mancanza degli amici del quartiere si fa sentire. Questo nascosto disagio che Marco prova, non sfugge a Mamma Lidia e Papà Plinio. Improvvisamente ed inaspettatamente una mattina Marco sale in macchina con la Mamma per recarsi a scuola ma la strada non e’ la stessa e nemmeno lo stabile dove Lidia ferma la macchina. Marco ritorna tra i banchi di scuola del suo paese e ritrova gli amici d’infanzia. Una svolta che segnerà per sempre la sua vita personale e professionale. Tra i compagni di scuola Marco incontra una splendida ragazzina di nome Manuela: la donna che diventerà sua moglie dodici anni dopo. Nel 1984, ascoltando il consiglio dei professori, Marco, pur orientato verso uno studio artistico, sceglie di intraprendere un percorso professionale e si iscrive all’istituto Alberghiero Giuseppe Maffioli di Conegliano seguendo i corsi formativi nel settore cucina. Nel 1989 Marco consegue il diploma di cuoco ed è pronto per l’inserimento nel mondo del lavoro, avendo già in mano un contratto stagionale per un locale nella citta turistica di Jesolo.

Purtroppo il destino riserva un brutto colpo per lui e per la sua famiglia che subisce la prematura perdita di Papà Plinio. Marco quindi decide di restare al fianco di Mamma e di cercare una occupazione più territoriale. La perdita sconvolge Marco ma genera in lui una reazione inaspettata e la consapevolezza che il futuro poggia tutto sulle sue spalle. Arriva quindi improvvisamente la più importante chiamata della sua vita. Manuela la ragazza conosciuta in tenera età e con la quale Marco aveva allacciato un rapporto più che amichevole, lo contatta per proporgli un impiego come banconiere presso il famoso ed elegante locale “Ai Soffioni” sotto la Loggia di Piazza dei Signori di Treviso. Marco accetta e l’incontro con i gestori di allora si rileva decisivo per il futuro professionale di Zanatta. Nel 1995, il 27 Maggio, Marco e Manuela coronano il loro sogno d’amore e si uniscono in matrimonio. Una love story iniziata dodici anni prima, tra i banchi di scuola, e che trova il suo compimento per la felicità di entrambi. Nel Gennaio 1997 Marco e Manuela ricevono un’offerta molto interessante: rilevare la gestione della CaffetteriaCentrale di Silea. Un locale di proprietà di Renzo Taffarello, che ha visto alternarsi parecchie gestioni, senza però mai decollare. La giovane coppia accetta la sfida e l’otto Marzo del 1997 inaugurano la loro nuova attività. I primi anni non sono facili, ma Marco e Manuela, con l’aiuto dei famigliari riescono ad emergere e a far breccia tra i cuori dei Silesi. Nel 2001 Marco con lungimiranza acquista l’immobile che ospita la Caffetteria. Il lavoro prosegue con successi quasi inaspettati e Marco aumenta il suo staff con nuove assunzioni. Presto la Caffetteria Centrale diventa un punto di riferimento per tutta la cittadinanza. Nel 2013 gli strascichi della crisi economica del 2008 iniziano a farsi sentire anche nel settore di loro appartenenza. Ma il carattere di Marco, la fiducia e la positività, che da sempre lo contraddistinguono, lo spingono verso un’ulteriore sfida. Contro ogni pronostico negativo Marco decide di ampliare l’offerta e la platea di possibili clienti. Trasforma quindi Il suo Personal Branding, incentrato solo sulla sua figura personale, in un Brand imprenditoriale di più ampia concezione. Nel 2013 fonda il marchio Zanatta Caffè studiando e selezionando personalmente provenienza e miscelazione della materia prima. Si affida ad un collaboratore storico: la torrefazione Galliano Caffè di Quinto di Treviso. Il lancio sul mercato si rivela positivo e il coraggio di Marco viene presto premiato. Nel 2018, al Brand Zanatta Caffè, Marco associa il Marchio Zanatta SWEET & SAVOURY. Un’altra intelligente intuizione che completa l’offerta dell’azienda unendo due mondi complementari: caffetteria e biscotteria. Nel 2018 Marco viene contattato da Alessandro Angelon Amministratore delegato di una importante azienda produttrice e fornitrice di prodotti di croassanteria, per raccontare la sua esperienza professionale. Marco accetta e presenta ad una selezione di studenti degli istituti alberghieri italiani il suo Master formativo intitolato: Dal Sogno alla realtà di Impresa. Una parentesi che lo avvicina al mondo dei giovani e che fornisce a Marco la possibilità di trasmettere storia, esperienza e professionalità agli aspiranti manager aziendali. Nel 2019 Marco, molto attivo nel settore sociale e pubblico, fonda assieme ad altri commercianti e professionisti del territorio, l’associazione A.I.C.A.SA. APS (Associazione Imprenditori Commercianti Artigiani Silea) composta da commercianti ed imprenditori di Silea, prendendone le redini come Presidente. Il sodalizio si occupa della promozione territoriale, commerciale ed economica delle attività presenti nel Comune di Silea, attraverso iniziative di carattere aggregativo, culturale e comunicativo. Nel 2021 l’associazione A.I.C.A.SA, l’ASCOM e l’Amministrazione Comunale di Silea concentrano le loro forze e istituiscono Silea Terra d’Acqua: associazione pubblica-privata, affidando la Presidenza allo stesso Marco Zanatta. Inizia così un progetto a favore della comunità commerciale che raggiunge il suo apice ottenendo lo stato di DUC che permette agli associati di identificare Silea come Distretto Urbano del Commercio. L’impegno di Marco nel sociale si manifesta anche attraverso il supporto verso associazioni territoriali come: ADELANTE che segue i ragazzi con sindrome di down, e non solo, fornendo sostegno concreto alle famiglie. Inoltre destina parte del fatturato aziendale sostenendo diversi progetti sportivi locali. Oggi a venticinque anni dall’inizio della sua avventura, Marco Zanatta continua il suo lavoro in caffetteria e gestisce l’amministrazione aziendale sempre con la stessa passione del primo giorno di apertura, alternando la presenza in caffetteria con i suoi innumerevoli impegni pubblici e privati. L’azienda conta dodici dipendenti, più di venti referenze di prodotti, diversi punti vendita e un fatturato in continua crescita.

Chi è Marco Zanatta?

Sono un uomo di cinquantuno anni sposato con Manuela da ventisei, dopo un fidanzamento durato dieci anni. Una vita insieme iniziata da adolescenti e che ancora oggi mi regala le stesse emozioni e gli stessi sentimenti che hanno intrecciato le nostre vite. Sono nato dall’unione di Mamma Lidia e Papà Plinio, due genitori straordinari che non finirò mai di ringraziare per quello che sono riusciti a trasmettermi: principi che non ho mai smesso di seguire durante tutta la mia vita. Ho una sorella Antonella, due splendidi nipoti e due adorabili pronipoti. Mi ritengo una persona tranquilla che basa la sua esistenza su valori fondamentali come: umiltà, rispetto per il prossimo e altruismo. Se posso cerco di aiutare chi è meno fortunato di me o che non ha avuto le stesse opportunità nella vita professionalmente e privata. Mi sento una persona particolarmente fortunata, che ha saputo raccogliere gli insegnamenti della vita e farne tesoro. “Non avere paura di avere coraggio” sono le parole che mi hanno accompagnato, e continueranno ad accompagnarmi, durante tutto il mio cammino. Un pensiero che cerco di trasmettere alle tante persone che incontro nella vita privata e pubblica.

Quale è stato il percorso di studio intrapreso dal giovane Marco Zanatta?

Dopo le scuole elementari ho avuto la fortuna, grazie alla spinta dei mie genitori, di conoscere due realtà opposte delle scuole medie che mi hanno formato nel carattere, e in qualche maniera condizionato nella scelte future. Ho iniziato frequentando un noto istituto privato di Treviso: l’istituto Pio X. Papà aveva un lavoro semplice e dignitoso ma voleva il meglio per noi figli. Decise di darmi la possibilità di frequentare uno dei migliori istituti presenti in provincia. I miei risultati e il rapporto con i professori erano molto soddisfacenti, tuttavia sentivo di non appartenere a quel mondo particolarmente selezionato. L’intuizione di mia Madre e l’amore di mio Padre fecero si che io potessi tornare a frequentare le scuole medie Marco Polo di Silea, assieme ai miei vecchi amici. Avrei voluto dedicare i successivi anni di scuola allo studio artistico. Ma seguii i consigli dei professori e scelsi un istituto professionale. Optai quindi per l’Istituto alberghiero Giuseppe Maffioli di Castelfranco, seguendo il corso formativo per diventare cuoco. Durante questo periodo, oltre che per la cucina, sviluppai anche un forte interesse per il settore Sala-Bar, che suscitava in me un fascino inaspettato. Inoltre potei, unendo didattica e praticantato, accuisire consapevolezze ed essere pronto all’ inserimento nel mondo del lavoro. Terminati i tre anni di studio, e conseguito il diploma come cuoco, avrei voluto continuare i successivi due anni per completare la mia preparazione. Purtroppo nel Giugno del 1989 subimmo la perdita prematura di mio Padre. Avevo diciotto anni e mia Madre restava sola ad occuparsi della sua famiglia. Decisi allora di terminare gli studi e di cercare un impiego per fornire supporto concreto alla famiglia. La scomparsa di mio Padre fu un momento tragico e difficile. Ma mi fece crescere caratterialmente e come uomo. Trovai dentro di me quella consapevolezza e quel coraggio che Papà mi aveva trasmesso per tutta la vita. Attraverso i suoi esempi, i suoi sguardi e i suoi silenzi riusciva a trasmettere più di mille parole. Mi piace pensare che questa forza che cresceva dentro di me e che tutt’ora conservo nel mio spirito, non sia stato altro che l’ultimo regalo di Papà.

Ricorda Suoi primi passi nel mondo del lavoro?

Dopo la perdita di Papà nel 1989 avevo trovato un impiego come cuoco stagionale nella città turistica di Jesolo. Tutto era pronto per la mia partenza, quando, incontrai Manuela durante una passeggiata in centro Treviso. In quel periodo io e Manuela avevamo concordato una pausa nella nostra relazione. Tuttavia il nostro affetto era restato immutato. Manuela preoccupata che dovessi lasciare mia Madre da sola mi riferì che nel locale dove lei prestava servizio erano alla ricerca di una figura addetta al bar da inserire in organico. Accettai immediatamente felice del fatto che avrei potuto restare accanto a mia Madre. Venni assunto dopo il colloquio con il Signor Motirosso Renato, titolare assieme alla Signora Lorena del locale “Ai Soffioni” di Piazza dei Signori in centro Treviso. Una Caffetteria elegante e raffinata con una clientela particolarmente selezionata. Inizialmente la mia inesperienza, la giovane età e la storicità del luogo mi misero in leggera difficoltà. Ma grazie alla grande professionalità del Signor Montirosso e ai suoi insegnamenti riuscii a superare i momenti più critici e difficili. Ringrazierò sempre Renato per essermi stato mentore e per aver creduto, fin da subito, nelle mie capacità. Pochi mesi dopo mi vennero affidate mansioni di responsabilità, che mai avrei pensato potessero essere delegate ad un ragazzo cosi giovane ed inesperto. Il nostro rapporto di lavoro durò nove anni, durante i quali ebbi la possibilità di apprendere, e crescere sia professionalmente che personalmente.

Quando nasce la passione per il caffè?

Diciamo che nel cuore custodisco due grandi passioni. Una maturata in giovane età e l’altra cresciuta in ambito lavorativo. La prima a cui mi riferisco e’ certamente la cucina. Ho sempre avuto una particolare attenzione per le opere artistiche e per tutte le espressioni d’arte. Considero la cucina un meraviglioso percorso di trasformazione e di creazione. Immaginiamo un semplice alimento che magicamente diventa una opera d’arte e viene presentata come tale. Sono sempre stato affascinato dalla fantasia e dalla creatività che ogni grande chef, o piccolo cuoco, riesce a trasmettere presentando i propri piatti. Una tela di colori e sensazioni che solo passione, dedizione e studio riescono a dipingere. La seconda, ovviamente, è diventata il caffè: mia ragione di vita. Questa passione si è sviluppata durante l’esperienza lavorativa presso la caffetteria “Ai Soffioni”. Mi sono reso conto che la preparazione e il servizio di un buon caffè non si limitava al semplice utilizzo di una macchina. Dietro ogni tazzina si nasconde una storia e una preparazione affascinante e degna di essere raccontata al cliente. Provenienza del singolo chicco(importante per dedurne qualità e gusto); composizione della miscela,(se mono origine o composta da più selezioni); tempi di tostatura e raffreddamento; macinatura (grossa o fina), grammatura (importante per una dose adeguata di prodotto); manutenzione e pulizia della macchina (essenziale per un ottimo risultato finale) e l’arte del preparare un caffè che solo abilità, esperienza e mano del Barista possono garantire. Tutto questo fascino cresceva dentro di me e mi incuriosiva sempre di più, fino a spingermi ad intraprendere diversi corsi formativi ed aumentare le mie conoscenze di questa antica e affascinante bevanda.

Quando decide che è venuto il momento di rischiare?

Non parlerei di rischio, ma piuttosto di coraggio. La parola e il sentimento che mi ha sempre accompagnato durante le sfide della vita. Lavoravo con Manuela alla caffetteria “Ai Soffioni” ormai da nove anni ed eravamo sposati da due. Un giorno ricevetti una visita inaspettata da parte di un caro amico, Riccardo Schiavinato. Riccardo mi propose di considerare la possibilità di subentrare nella gestione della Caffetteria Centrale di Silea di proprietà del Signor Renzo Taffarello. Il locale aveva cambiato alcune gestioni negl’anni ma non era mai riuscito a decollare in maniera soddisfacente. Eravamo conosciuti dalla proprietà, nostri clienti ai Soffioni, che spingeva molto perché entrassimo e prendessimo le redini della caffetteria. Dopo essermi confrontato con Manuela insieme decidemmo di accettare questa sfida e mano nella mano creare il nostro futuro. Il distacco dal Signor Montirosso e dai “Soffioni” fu decisamente difficile. Ma Renato non ci fece mai mancare il suo appoggio anche e soprattutto nei primi mesi di apertura.

Ricorda le Sue paure?

Si certo. Quando si affrontano cambiamenti significativi e si decide di intraprendere un percorso imprenditoriale come il nostro, ovviamente le preoccupazioni non mancano. Non mi piace parlare di paure, perché sono convinto che la paura non aiuta ad affrontare le sfide che la vita ci riserva. Preferisco parlare di coraggio: il coraggio di non aver paura. La più grande inquietudine era quella di non essere accettati dai Silesi. Venivamo da un’esperienza in un locale del centro di Treviso e avevamo imparato un metodo di lavoro rigoroso e basato su di uno stile particolarmente elegante e raffinato. Avevamo la preoccupazione di intimorire i nuovi clienti. Le nostre angosce si dimostrarono fondate durante i primi anni di attività. Tuttavia con il passare del tempo le cose migliorarono e i nostri nuovi compagni di viaggio iniziarono ad apprezzarci per quello che eravamo e per quello che potevamo offrire: con o senza cravatta.

Come si superano le paure?

Ogni paura per essere superata va trasformata in opportunità di crescita e, se necessario, di cambiamento. Nel nostro caso abbiamo fatto una scelta molto precisa. Ci siamo messi a disposizione del territorio e delle sue esigenze adeguandoci alle sue richieste. Molte volte lo sbaglio che commettiamo è quello di focalizzarci su ciò che ci sembra giusto e corretto, senza una visione più ampia della situazione. Non dobbiamo seguire necessariamente una precisa ortodossia da manuale. Ma essere pronti a qualsiasi innovazione che il mercato richiede: diversificare le nostre strategie di approccio, accoglienza e servizio. Le paure e le difficoltà vanno affrontate, studiate, capite e superate. Non dobbiamo e non possiamo lasciarci intimidire dai primi ostacoli. Preparazione, pianificazione e diversificazione sono le armi a nostra disposizione. Il tempo, la passione, la dedizione e la professionalità verranno ripagati ed accettati. Come nel nostro caso: quando, dopo anni di conoscenza reciproca, abbiamo potuto tornare a presentarci con lo stile e l’eleganza che oggi contraddistingue la Caffetteria Centrale di Silea.

Quanto è stato importante, nel momento delle scelte difficili, l’appoggio della famiglia?

Mi ritengo un uomo molto fortunato. Da parte della mia famiglia ho sempre avuto un supporto morale, etico ed educativo che mi ha aiutato in tutte le mie decisioni. Papà Plinio e Mamma Lidia non mi hanno mai fatto mancare il loro appoggio e la libertà di scelta. Mi hanno sempre incoraggiato e spronato nel seguire le mie idee e le mie convinzioni, trasmettendomi coraggio e intraprendenza senza opporre ostacoli alla mia voglia di emergere. Anche nei momenti più tristi che la nostra famiglia ha vissuto non ho mai percepito diffidenza o paura per il futuro che mi stavo costruendo. Poi nel sentiero della mia vita e’ apparsa Manuela: la mia vera forza, la spalla su cui mi sono appoggiato e continuo ad appoggiarmi.Molte persone non credono sia possibile lavorare e condividere la stessa vita. Ma nella realtà ci sono esempi tangibili che questo binomio sia possibile. La cosa importante è saper scindere i due mondi e non far mai mancare la propria presenza l’uno per l’altra. Posso affermare con forza che oggi probabilmente non potrei vivere e raccontare questa meravigliosa avventura se al mio fianco non avessi avuto una donna straordinaria come Manuela. Non posso infine dimenticare due persone che allo stesso modo hanno dedicato tempo e cuore al nostro progetto: i genitori di Manuela. I primi anni di attività sono stati veramente duri da affrontare. Le ore in caffetteria erano interminabili, e i compiti da svolgere innumerevoli. Prima Piera e poi Eliano si sono messi a disposizione supportandoci con il loro lavoro in tutte le mansioni necessarie. Ricordo molto bene quel periodo, quando le nostre famiglie si riunivano dalle prime ore dell’alba fino a notte inoltrata. Oggi i miei suoceri non ci sono più, ma resta indelebile nel mio cuore il loro ricordo. Ogni giorno dedico a Loro, e a mio Padre un pensiero di affetto e di ringraziamento per tutto quello che hanno fatto per me e per Manuela.

Ci sono stati momenti di particolare difficoltà durante la Sua carriera?

Le difficoltà maggiori nel nostro settore, come in molti altri mestieri, provengono soprattutto dal rapporto con le persone. Personalmente in alcuni momenti ho trovato difficile rapportarmi con persone con le quali non riuscivo ad entrare in sintonia. Ma l’esperienza, il dialogo ed uno spirito positivo mi hanno sempre aiutato a superare queste avversità caratteriali. Sotto il profilo professionale ricordo il periodo post crisi 2008, quando gli strascichi della crisi economica, accompagnati dalla perdita di molti posti di lavoro, iniziavano ad intaccare anche il settore bar-caffetteria. Ma come spesso mi piace ricordare, dobbiamo saper cogliere, anche nelle difficoltà, la possibilità che esse stesse rappresentino una opportunità di crescita e di sviluppo. In quel periodo, contrariamente a quanto veniva consigliato, decisi di non restare immobile e di reagire. Trasformai, quello che prima era un “Personal Branding” basato ed incentrato solo sulle nostre figure, in un Brand che andasse oltre Marco e Manuela. Decisi quindi di fondare il marchio Zanatta Caffè e di investire risorse ed energie in questo progetto. Oggi a distanza di venticinque anni posso ritenermi soddisfatto e orgoglioso di non aver ceduto agli ostacoli che inevitabilmente si presentano durante il nostro cammino.

Sappiamo che oltre alla sua professione Lei è molto impegnato in altri settori altrettanto importanti come: solidarietà, sport e associazionismo tra attività commerciali del suo Comune. Ci racconta qualcosa?

Vivere un territorio significa partecipare e condividere le tante iniziative che lo stesso luogo, e le persone che lo abitano, propongono e creano. Io ho avuto la fortuna, grazie alla nostra attività, di conoscere ed incontrare molte delle persone protagoniste di queste realtà. Ho scelto di dedicarmi a loro, nella convinzione di poter restituire una parte di tutto quello che questa meravigliosa città ha regalato a me. Esistono associazioni sportive, solidali e di cooperazione che vanno sostenute e fatte conoscere per far si che possano continuare la loro azione a beneficio di molti. Ho conosciuto grazie ad un carissimo amico di infanzia, Piero Pool, affetto dalla sindrome di down, l’associazione “Adelante”: guidata con grande dedizione dal Presidente MatteoNadali. Adelante si occupa principalmente del sostegno ai ragazzi e alle loro famiglie. Insieme organizziamo eventi ed incontri per promuovere delle raccolte fondi e per far conoscere l’associazione ai residenti di Silea e non solo. Un’ esperienza che ogni giorno mi regala emozioni sempre nuove. Per quanto possa sembrare paradossale è forse più quello che riceviamo che quello che cerchiamo di donare a questi ragazzi. Le loro manifestazioni d’affetto e il sincero amore che trasmettono riempiono il cuore e ci ripagano per ogni sforzo. Parlando con molti genitori emerge una preoccupazione comune: che parla di futuro dei loro figli nel momento inevitabile del distacco. Con Adelante cerchiamo di dare una risposta a questo quesito, garantendo, per quanto possibile, una sicurezza e una relativa serenità per queste famiglie. Per quanto riguarda lo sport invece sosteniamo le squadre del territorio. Sono realtà molto importanti per noi Silesi, per i nostri ragazzi e per tutti coloro che vi partecipano. Nella sfera economica e commerciale le iniziative non mancano e il nostro impegno si incontra con quello di molti altri imprenditori e commercianti della zona. Abbiamo fondato l’associazione “AICASA” acronimo di “Associazione Imprenditori Commercianti Artigiani Silea” con l’intento di conoscerci e farci conoscere all’interno dei nostri confini Comunali. Promuoviamo iniziative comuni di carattere pubblicitario, comunicativo e di promozione territoriale. Siamo attivi in diversi settori e contiamo su circa ottanta adesioni. Come Presidente di AICASA sento la responsabilità per questo incarico e per la fiducia che i nostri soci hanno voluto riporre in me. Oggi AICASA, ASCOM e Amministrazione comunale di Silea si sono unite in un progetto comune dando vita all’associazione pubblica-privata denominata “SILEA TERRE D’ACQUA” ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della regione Veneto come DUC: Distretto Urbano del Commercio. Anche in questo sodalizio mi e stato affidato l’incarico di Presidente e mi auguro di essere all’altezza delle aspettative e della fiducia che amministrazione e soci mi hanno concesso.

Come sceglie collaboratori e fornitori, e come si rapporta con loro?

Il rapporto con i miei collaboratori è fondamentale. Ho avuto la fortuna di incontrare persone straordinarie durante la mia carriera. Collaboratori storici presenti e passati hanno rappresentato e rappresentano le colonne portanti della nostra attività. Sono con noi da moltissimi anni e trasmettono la loro professionalità e passione ai nuovi arrivi. Ritengo indispensabile instaurare fin da subito un dialogo costruttivo per capire quali sono le aspettative e lo spirito che muove un candidato ad entrare nel nostro team. Il collaboratore deve rappresentare una risorsa per l’azienda e non un mero costo aziendale. Se nel mio collaboratore prevale la volontà ad intraprendere un cammino comune e a raggiungere obbiettivi condivisi, troverà tutta la mia collaborazione e l’appoggio che un buon datore di lavoro deve ai suoi partner. Questo e quello che cerco in ognuno di loro: la voglia di crescere insieme, raggiungere traguardi comuni che vanno oltre un semplice servizio retribuito. Lascio sempre grande spazio di manovra ai miei ragazzi perché possano anche sbagliare ed imparare dai loro stessi errori. Non mi ritengo, come spesso accade in altre realtà, un “impositore” di regole o metodi. Tutt’altro! Mi confronto periodicamente con tutto il mio staff attraverso incontri programmati dove discutere e ragionare insieme rispettando visioni, perplessità e nuove idee che posso emergere. Questo mio modo di operare sono convinto sia l’approccio ideale per instaurare quella consapevolezza interiore di cui ogni persona necessita per migliorare e migliorarsi nel proprio campo di lavoro. Con i nostri fornitori mi comporto alla stessa maniera. Ovviamente la qualità dei prodotti è importantissima in questo settore. Dobbiamo sempre fornire un servizio e un prodotto che soddisfi i nostri clienti. Mi piace costruire un rapporto di rispetto reciproco e, anche con i fornitori, un progetto di crescita comune. La ricerca e lo sviluppo sono alla base per costruire una collaborazione efficace e a lungo termine.

Pregi e difetti di Marco Zanatta.

Bella domanda! Non mi piace descrivermi e giudicarmi, preferisco siano le altre persone a farlo. Ma dovendo rispondere direi che il mio più gran pregio a volte si rivela anche il mio peggior difetto: almeno credo! Sono una persona molto altruista e mi sono sempre messo a disposizione degl’altri. Spesso questa mia attitudine non viene percepita e capita nella maniera corretta. Credo nella parola amore e in ciò che essa rappresenta. Amare vuol dire donare: non solo necessariamente nel momento in cui si riceve un qualcosa. Mi ritengo una persona fortunata, assieme a mia moglie abbiamo costruito qualcosa di importante ed ora mi sento pronto a dare, quel che posso, al mio prossimo. Spesso questa mia attitudine mi ha causato qualche difficoltà. Non è stata capita e percepita nella maniera corretta. Ma questa è una parte di Marco che mi piace e che non intendo cambiare. Uno dei miei difetti sicuramente è il fatto che non amo le critiche poco costruttive o banali. Mi piace discutere e analizzare ogni dubbio o perplessità, purché fondato su motivazioni valide. Nel corso degli anni questo mio aspetto caratteriale si è leggermente affievolito, grazie alle esperienze accumulate sia in ambito lavorativo che in quello sociale. Oggi preferisco una pacata riflessione piuttosto che un’impulsiva reazione.

Il Suo percorso professionale ha visto una crescita continua in questi lunghi anni di attività. Da caffetteria ad imprenditore nel settore della fornitura di caffè, biscotteria e prodotti affiliati. Cosa offre Zanatta Caffe?

L’Impresa Zanatta Caffè s.r.l. offre al suo cliente una presenza a trecentosessanta gradi. Come caffetteria abbiamo sviluppato una strategia di lavoro che copre l’intera giornata, pianificando il servizio su cinque fasce orarie: colazione, launch leggero, merenda pomeridiana, aperitivo e after dinner. Cercando, così, di adeguare le nostre proposte alle esigenze dell’avventore. Diciamo che fermarsi solo al titolo di caffetteria risulta un po’ riduttivo. Oggi un locale deve operare su tutto l’arco giornaliero, ottimizzando spazi e risorse. Anche la semplice esposizione dei prodotti richiede uno studio e una precisa pianificazione, modificandosi con il passare delle ore. Le referenze legate ad una determinata fascia operativa non possono e non devono essere presenti in altri contesti orari. Le vetrine espositive parlano al cliente e lo invitano al consumo. Gli abbinamenti risultano quindi fondamentali per stuzzicare il palato dell’ospite e per realizzare ogni suo desiderio ed accrescere le vendite. Zanatta Caffè Home attraverso la brandizzazione dei propri prodotti offre la possibilità di consumare anche in casa tutto ciò che si consuma in caffetteria: partendo dal caffè fino ad arrivare alla biscotteria. Nel settore vendite esterne l’azienda propone una fidelizzazione con quanti vogliono servirsi dei nostri prodotti proponendoli ai propri clienti. Cerchiamo di esportare il modello Caffetteria Centrale in altri locali, fornendo brand, prodotti e formazione. Abbiamo studiato e selezionato quattro miscele adatte ad ogni tipologia di locale: Zanatta Gourmet 100% Arabica (adatto per caffetterie e pasticcerie gourmet); Zanatta Velvet 90% Arabica-10% Robusta (indicato per caffetteria); Zanatta Intense 70% Arabica 30% Robusta (ideale per bar-caffetteria); Zanatta Strong 40% Arabica 60% Robusta (consigliato per ristoranti-pizzerie e hotel). La nostra materia prima proviene in prevalenza, per quanto riguarda il chicco Arabica dal Sud America e dal Centro Africa. Per la Robusta optiamo per zone geografiche come Sud Est Asiatico. Inoltre offriamo una gamma selezionata di prodotti dolciari e affini attraverso il nostro Brand Zanatta SWEET & SAVOURY, frutto di collaborazioni ricercate ed esclusivamente di natura territoriale.

L’importanza della comunicazione nel Vostro settore secondo Marco Zanatta.

La comunicazione è fondamentale nel nostro   settore. Saper comunicare significa promuovere i propri prodotti e servizi. Esistono svariati modi per fare comunicazione: partendo dai classici e più datati, fino ad arrivare alle moderne tecniche di cross media. Anche se può sembrare anacronistico il “Passaparola” funziona ancora, ed è alla base di ogni scambio di informazioni. Per questo motivo non dobbiamo mai tralasciare il messaggio che deriva da noi stessi e dal nostro comportamento nei confronti del cliente. Non possiamo esimerci dal misurarci con le nuove frontiere della diffusione e quindi affidarci ad esperti in questo settore. La velocità e la multimedialità di oggi non possono essere affrontate da inesperti. Se vogliamo raggiungere traguardi interessanti dobbiamo affidarci a professionisti dell’informazione, affrontando costi ed investimenti necessari alla crescita della nostra azienda.

Progetti per il futuro?

Nel 2017 abbiamo investito molto sul nuovo abito della Caffetteria Centrale, ridisegnando l’intero arredamento interno ed esterno. Una decisione maturata negl’anni e che ci ha regalato parecchie soddisfazioni ed apprezzamento da parte dei nostri clienti. Per quanto riguarda il futuro vorrei riuscire a delegare la gestione della Caffetteria e dedicare le mie energie allo sviluppo del marchio Zanatta Caffè. In questi anni siamo stati incubatore di idee e progetti, penso sia venuto il momento di svilupparli. Oggi stiamo avviando un’importante collaborazione con una giovane start-up dolciaria “Il Pasticcere del Cuore” guidata da Stefano Codognotto di venticinque anni. Assieme al padre Maurizio Codognotto, storico rappresentante di una nota azienda distributrice di prodotti alimentari, Stefano ha da poco allestito il suo nuovo spazio aziendale dotandolo di celle frigorifere e di tutto il necessario per avviare questa impresa. Vogliamo rivolgerci all’intero settore HORECA fornendo prodotti di caffetteria e dolciari, fino ad arrivare a servizi catering.

Che consigli Si sente di poter dare ai giovani che si affacciano a questo mestiere?

Alcuni anni fa ho partecipato a dei Master formativi come docente e ho avuto la possibilità di confrontarmi con molti giovani studenti. Le decisioni importanti arrivano molto presto e già dopo i primi anni di studio è importante indirizzare la nostra mente in ciò che realmente vogliamo fare. I genitori-il lavoro più difficile del mondo-rivestono un ruolo importantissimo in queste scelte ma spesso si fanno condizionare dalle proprie aspettative o dai propri sogni. Io consiglio di guardare oltre e di capire cosa realmente può interessare ai nostri figli e concentrarsi sul loro benessere fisico e mentale. Anche scegliere un percorso professionale ed affrontarlo seriamente può portare a dei risultati di successo nella vita. Aprire un dialogo con i professori è fondamentale come anche ascoltare il loro consiglio. Ma dipende sempre dai nostri ragazzi dai loro sogni e da ciò che più li appassiona. Non spingiamoli in direzioni verso le quali non vogliono andare. Ai nostri giovani posso solo dire di seguire i loro sogni con impegno e passione. Porsi degli obbietti ed inseguirli. Passione, studio, didattica e dedizione faranno la differenza. Concentrate le vostre energie in ciò che credete e sicuramente si apriranno le porte del successo.

Intervista di Abiti Luciano; Layout Matteo Durante

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Intervista a Gaetano Cutrignelli

Intervista a Gaetano Cutrignelli – Classic Barman Professionista; Collaboratore Tecnico di Formazione

Nato a Bari nel 1971 Gaetano (Nino) Cutrignelli è un Barman professionista e un docente formatore per i giovani aspiranti alla professione di Barman. La sua carriera inizia da lontano fin dai primi anni dell’adolescenza, dove si sviluppa la sua passione per i liquori, la loro storia e la loro provenienza. All’età di undici anni inizia a collezionare piccole bottiglie di liquori di varie etichette. Le sue giornate le trascorre letteralmente appeso ai banchi dei bar del centro di Bari: spiando i Maestri Barman del tempo. Lo affascinano le immacolate divise bianche e gli eleganti papillon neri. La compostezza, l’eleganza e la sottile austerità dei Maestri lo attraggono e catturano la sua fantasia segnando le decisioni che condizioneranno la sua vita futura. Nel 1985 Gaetano si iscrive all’Istituto Alberghiero Statale “Armando Perotti” di Bari. Dopo i primi tre anni di formazione pratica, conclude il suo percorso completando i seguenti due anni acquisendo capacità e competenze nell’ambito dell’amministrazione e contabilità gestionale e il diploma di Qualifica di Operatore di Sala e bar: attestato riconosciuto a livello Europeo. Durante il percorso scolastico Gaetano dedica le sue estati prestando servizio nei migliori alberghi del territorio. Nei periodi invernali, oltre che le lezioni ordinarie, segue i suoi professori in corsi aggiuntivi promossi dall’AIBES(Associazione Italiana Barman e Sostenitori) di cui fanno parte i docenti. Li accompagna nei locali dove prestano servizio serale. Le mansioni sono le più semplici e umili ma per Gaetano rappresentano i primi passi nel mondo, al quale, da sempre, sogna di appartenere. Tra il 1985 e il 1989 durante il periodo scolastico, presta servizio presso l’hotel Villa cinque stelle di Bisceglie in provincia di Bari, in qualità di Commis de Bar. Un’ esperienza molto importante per Gaetano che gli regala momenti indimenticabili, come il piacevole incontro con il cantautore Vasco Rossi. Nel 1989 a termine del periodo di studio partecipa ad un Master formativo che lo porta a Francoforte alle dipendenze dell’hotel Sheraton. Una lunga trasferta dove Gaetano acquisisce i fondamentali delle tecniche di miscelazione e perfeziona le sue abilità di Barman: prestando servizio al fianco di due pilastri del mestiere come Vincent Bertrand e Mark Wagner.

Dopo il servizio militare nel 1990-91 Gaetano entra di fatto nel mondo del lavoro professionistico e viene assunto, come PrimoBarman, nel noto locale “Divinae Follie” di Bisceglie: una discoteca conosciuta a livello nazionale, frequentata da molti artisti di alto livello del tempo. La collaborazione dura cinque anni, durante i quali Gaetano ricopre ruoli di grande responsabilità, occupandosi principalmente del servizio Prive’, per gli ospiti più conosciuti, e della gestione della loro accoglienza. Nel 1995 partecipa ad una tappa della famosa manifestazione “Drink Festival”: competizione nazionale che vede come protagonisti i migliori Barman Italiani: piazzandosi tra i primi dieci finalisti e ricevendo critiche positive dalla rivista “Bar Giornale”. Nel 1996 Gaetano presenta, alla medesima competizione, un Cocktail di sua creazione, battezzato con il nome di “Remember a Day” in onore della band dei Pink Floyd, di cui Gaetano è grande appassionato. L’ intraprendenza, l’abilita e la preparazione vengono premiati dalla giuria di esperti che gli assegna il gradino più alto del podio. Una svolta imprevista per la carriera professionale di Nino. Arrivano i primi sponsor come “la Cointreau” e le successive partecipazioni ad eventi nazionali ed internazionali. Sempre nello stesso anno partecipa alle finali Europee che si svolgono alla Valletta capitale Maltese, conquistando la medaglia di Bronzo. Con i risultati positivi, arrivano anche le prime offerte di lavoro importanti. Nel 1996 accetta il suo primo incarico rilevante presso il Blue Music Club di Bari con il ruolo di Primo Barman. Finalmente Nino realizza il sogno che lo vede protagonista fin da bambino e che lo catapulta di fatto nel mondo dei Barman professionisti. Gaetano perfeziona le sue capacita prestando servizio nei migliori hotel e cocktail Bar della penisola. Un’ esperienza che lo porta anche in Veneto, nella citta di Jesolo. La terra Veneziana cattura e adotta il cuore di Gaetano e ne diventerà casa in un futuro non troppo lontano. Durante questo periodo Gaetano si reca nell’isola di Cuba dove soggiorna per un lungo periodo e si dedica allo studio di alcuni Drink classici cubani e alla loro preparazione. Perfeziona la conoscenza del famoso cocktail Daiquiri apprendendo le migliori tecniche di preparazione. Nel 2000 Gaetano accetta un incarico offertogli proprio dal responsabile marketing della Cointreau, trasferendosi in Riviera Romagnola e diventando Primo Barman della famosa catena di American Bar Luxor di Rimini. Un matrimonio che dura la bellezza di tredici anni che lo arricchisce come professionista e come formatore di giovani Barman. Dopo la chiusura dello storico locale avvenuta nel 2013 Gaetano si trasferisce definitivamente in Veneto, ritrovando quella terra che tanto lo aveva affascinato. Accetta un incarico come Barman curando il settore “American Bar” presso il “Le Caprice”: ristorante e Lounge Bar alle porte di Noventa di Piave. Oggi Nino continua la sua attività con lo stesso spirito del ragazzino che si arrampicava sui banconi dei bar, che collezionava mini bottiglie di liquori e che sognava di diventare un Barman professionista. Inoltre si dedica alla formazione dei giovani, collaborando con alcuni istituti alberghieri del territorio e trasmettendo loro la sua lunga esperienza.

Chi è Gaetano Cutrignelli?

Gaetano, per tutti Nino, e’ un uomo di cinquant’anni nato a Bari nel 1971, da Papà Michele e Mamma Daniela. Ho una sorella Marina e tre splendidi nipoti che adoro e ai quali voglio un mondo di bene. Mi considero una persona molto umile, riservata, meticoloso e dedita al suo lavoro e non particolarmente attratto dai riflettori. Amo definirmi un “Nomade”: un uomo con la valigia in mano. Ho passato gran parte della mia vita girando l’Italia prestando servizi stagionali in diverse regioni. Toscana, Umbria, Trentino, Emilia Romagna, la mia Puglia e il Veneto, la mia seconda casa, sono quelle che più porto nel cuore. Sono una persona socievole ed educata, mi piace dedicarmi allo studio, aggiornandomi sulle nuove tecniche di preparazione e alla formazione dei giovani aspiranti Barman.

Quando e come nasce la Sua passione per questa professione?

La mia passione nasce da molto lontano. Da bambino mi piaceva collezionare “Mignon”: piccole bottiglie di liquori e distillati perfettamente uguali alle sorelle più grandi. Ero arrivato ad un numero impressionante: quasi seicento esemplari. Mi rivolgevo a tutti: amici, locali, bar, mercatini, sempre alla ricerca di nuove etichette per arricchire la mia collezione. Passavo le mie giornate, dopo la scuola, entrando nei bar del centro di Bari per osservare i “Vecchi Maestri Barman”. Ero affascinato dal loro lavoro, dalla loro maestria e dall’eleganza del loro portamento. Ricordo che mi appendevo al bancone del bar per osservare, spiare e rubare i segreti del mestiere. Viaggiavo con la fantasia e mi vedevo maneggiare e miscelare liquori servendoli ai clienti. Passavo intere giornate tra le mie piccole Mignon fingendo di essere un Barman professionista. Avrei seguito questa strada.

Quale e stato il Suo percorso di studio per arrivare ad acquisire questa professionalità?

Ovviamente spinto dalla mia passione, dopo aver terminato la scuola dell’obbligo, decisi di iscrivermi all’istituto Statale Alberghiero Armando Perotti di Bari. L’istituto, intitolato al celebre scrittore, giornalista e poeta Pugliese vantava, e vanta tutt’ora, una storia di grande prestigio. Frequentai i tre anni di pratica concentrando le mie energie nel ramo sala e bar. Conseguii quindi il diploma di qualifica come Addetto ai Servizi Alberghieri di Sala e Bar riconosciuto a livello Europeo. Successivamente ho frequentato, e seguito, master e corsi formativi per un lungo periodo a Francoforte, dove ho avuto la fortuna e l’onore di apprendere e migliorare le mie capacità e le tecniche di preparazione dei cocktail da due Maestri Sacri dell’American Bar: Il Maestro francese Vincent Bertrand e Il Maestro tedesco Mark Wagner.

Ricorda il Suo ingresso nel mondo del lavoro?

Sono entrato nel mondo del lavoro in età adolescenziale. Durante il periodo di studio presso l’istituto alberghiero, passavo le mie estati lavorando negli alberghi della provincia di Bari. La mia prima esperienza, e decisamente quella più significativa, è stata all’hotel Villa di Bisceglie in provincia di Bari. Un albergo a cinque stelle dove prestavo servizio come Commis de Bar. Ricordo con affetto il Prof. Scaramuzzi che mi prese sotto la sua ala e mi insegnò molti segreti del mestiere che ancora costudisco gelosamente. Erano tempi diversi apprendere non era semplice. I Maestri Barman non regalavano facilmente consigli e tutto quello che volevi imparare lo dovevi “rubare” con gl’occhi tra un servizio e l’altro. Ho iniziato con mansioni molto umili, ma dignitose. Ricordo che prima di poter versare il mio primo aperitivo o comporre il primo cocktail avrò lavato migliaia di bicchieri. Ma ero un ragazzo paziente, intraprendente e la voglia di realizzare il mio sogno mi ripagava di ogni fatica. Dopo tre stagioni da Commis de Bar sono passato al ruolo di secondo Barman con mansioni più specifiche. Mi piace ricordare la mia esperienza vissuta con il cantautore Vasco Rossi, ospite del nostro Hotel. Mentre servivo la colazione in camera ricevetti l’invito da parte di Vasco Rossi per una partita di pallanuoto nella piscina dell’albergo. Passammo tutta la notte a giocare insieme con la sua Band la “Steve Rogers band”, un ricordo indimenticabile. Finito il percorso di studio, e dopo una parentesi estera, sono rientrato in Italia e ho ottenuto il mio primo vero incarico nel mondo del lavoro. Nel 1992 vengo assunto presso la discoteca “Divinae Follie” dove ho potuto finalmente misurarmi con le vere sfide tipiche del nostro mestiere. Organizzazione del lavoro, velocità, capacita di risolvere le situazioni difficili, rapporto con la clientela, ecc. Entravo di fatto nella dimensione alla quale sentivo di appartenere da sempre.

C’è stata una esperienza particolare che Le ha lasciato un ricordo indelebile?

Si certamente. Dopo il periodo alla discoteca “Divinae Follie” – durante il quale partecipai a diverse competizioni per Barman, ottenendo ottimi risultati – ricevetti parecchie offerte di lavoro. Nel 1996 accettai un incarico molto importante presso uno dei più noti American Bar della provincia di Bari, il Blue Music Club a Valenzano, ricoprendo il ruolo di Primo Barman. Il Signor Luigi Lerario, titolare del locale, mi diede carta bianca e mi disse di attrezzare e rifornire il banco. Era l’occasione che stavo aspettando. La mia mente viaggiava a ritroso tra le vie del quartiere e tra le stanze di casa: quando l’immaginazione di un ragazzino dipingeva il quadro di una vita futura. Mi ritrovavo improvvisamente immerso totalmente nel mondo al quale avevo mirato da sempre. Fu come tornare bambini e provare un’emozione estasiante. Vedevo la mia passione prendere forma. Le mie piccole bottiglie trasformarsi in trecento referenze tra liquori e distillati pronte per essere servite. I grandi Maestri, seri e irraggiungibili mi apparivano e mi osservavano. Ma adesso ero uno di loro. Finalmente ero passato dall’altra parte del banco e avrei svolto il mio incarico con la stessa eleganza e professionalità che tanto mi aveva affascinato. Insieme al Signor Luigi crescemmo fino a diventare uno dei locali più apprezzati e riforniti di Bari, riuscendo a soddisfare ogni richiesta da parte del cliente. Durante i miei quattro anni di servizio presso il Blue Music Club sono cresciuto professionalmente e caratterialmente, imparando nuove tecniche di miscelazione e di gestione del personale. Avevo realizzato il mio sogno, ero a tutti gli effetti il Barman professionista che il piccolo Nino aveva immaginato.

Quali difficoltà si incontrano nella Sua professione?

Nel nostro settore, come in molti altri, le difficoltà esistono e vanno affrontate. Il rapporto con i clienti può essere difficile, si deve essere pronti, e cercare di soddisfare le esigenze dell’avventore. Ovviamente questo mestiere comporta sacrifici e rinunce. Scegliere di operare nel settore ricettivo, turistico e di intrattenimento, significa essere al servizio del cliente in giorni e orari che non corrispondono allo standard di una tipica giornata di lavoro. La gestione dei locali e il rapporto con i propri collaboratori possono rappresentare sfide, a volte ardue da superare. Nella nostra professione si e’ spesso soggetti a cambiamenti e spostamenti. Queste situazioni non devono essere un ostacolo alla nostra carriera, anzi, vanno vissute come un accrescimento e un arricchimento professionale e personale, utile ad affrontare e superare sfide e ostacoli futuri.

Come si superano i momenti difficili?

Solo attraverso una completa e professionale preparazione si possono superare ostacoli e difficoltà. Studio, esperienza, pratica, consapevolezza, umiltà e caparbietà sono le caratteristiche indispensabili per affrontare le nostre sfide quotidiane. Estro e talento a volte non bastano se non supportati da didattica e apprendimento. La passione e l’amore per il mio lavoro mi hanno sempre aiutato durante la mia carriera. Anche quando tutto sembra invalicabile, dobbiamo ricordarci cosa ci ha spinto ad intraprendere questa strada. Ritrovare la forza motrice dentro di noi, la nostra passione, il nostro coraggio e la stima per noi stessi.

Il Barman di ieri e il Barman di oggi. Cos’è cambiato?

Rispetto a quando ho iniziato questo mestiere, le cose sono molto cambiate. Il settore della liquoristica e dei distillati, in questi ultimi trent’anni, ha fatto passi da gigante. Oggi disponiamo di una gamma di referenze senza limiti. Abbiamo varietà di prodotti provenienti da tutto il mondo e di ottima qualità. Una volta esporre referenze come: Gin London Dry, Gin Bombay, Tanqueray, ecc.., era come esporre dei gioielli in vetrina. Non esistevano sciroppi di ogni genere e gusto; tutto veniva fatto a mano dallo stesso Barman. Anche gli strumenti hanno subito una drastica evoluzione. Basti pensare al semplice “Jigger”, il misurino per dosaggio, o al “Metal Pour”, che si applica alle bottiglie per equilibrare la mescita. Nulla di tutto ciò veniva usato; tutto era frutto di insegnamento ed esperienza. Le cristallerie, i bicchieri e le bottiglie stesse, oggi presentano forme e volumi disegnati per ogni esigenza. Anche la stessa figura del Barman e’ decisamente cambiata. Ieri più elegante, più raffinata, più professionale, quasi austera. Oggi più dinamica, più colorata, più appariscente. Due mondi a confronto che fortunatamente ho potuto osservare e vivere e dai quali continuo ad assorbire, vecchie e nuove competenze.

Il mondo del Drink è in continua evoluzione. Nuove esigenze e richieste sempre più esigenti e ricercate. Come si riesce a restare sempre aggiornati e attuali?

Come dicevo prima il nostro settore è in continua evoluzione. Nuove ricette, nuovi abbinamenti, nuovi campi di applicazione, come ad esempio il benessere e la salute. Si stanno studiando Cocktail naturali, biologici e analcolici che possono essere consumati dalla maggioranza delle persone. Certo risulta importantissimo un costante aggiornamento, una puntuale ricerca e la partecipazione a corsi e convention informativi.

Qual è, secondo Gaetano Cutrignelli il rapporto o il comportamento perfetto da seguire con i clienti?

I clienti vanno coccolati e per quanto possibile accontentati. Consumare un cocktail deve rappresentare un momento di relax e di piacere. A volte è necessario accettare piccoli compromessi sulla preparazione e sul servizio. Non dobbiamo fermarci all’ortodossia dei manuali. Ma essere creativi e accettare anche le più stravaganti richieste. La vera bravura di un Barman professionista si misura anche da questi piccoli aggiustamenti per rendere indimenticabile la nostra bevanda e l’esperienza del nostro cliente.

Lei ha gestito molti locali e personale. Il Suo rapporto con I collaboratori?

Il mio rapporto con i colleghi e con i collaboratori è sempre stato ottimo. Ogni mia azione sia nella vita professionale, che in quella personale si basa su un pensiero di rispetto e aiuto reciproco. Nella mia carriera ho avuto il piacere di collaborare con persone più esperte e con giovani meno esperti di me. Ho sempre cercato di trasmettere le mie conoscenze e la mia esperienza personale. Durante il mio periodo di apprendistato, ricevere un supporto o un aiuto concreto non era cosi semplice. I “Vecchi” Maestri non erano avvezzi ad elargire consigli gratuiti. Tutto veniva “rubato” con gli occhi e con tanta pazienza. Oggi le cose sono decisamente cambiate e personalmente trovo molto stimolante poter insegnare e condividere i segreti di questo meraviglioso mestiere.

Qual’ è il Drink perfetto secondo Gaetano?

Non c’è per me una classifica specifica dei Drink. Ogni Cocktail nasconde una sua storia, un suo rito di preparazione che lo contraddistingue e lo rende affascinante. Tuttavia se dovessi proprio scegliere, direi che ne esistono tre tra i miei preferiti. Uno senz’altro e’ il Daiquiri: famoso cocktail di origine cubana composto da rum ambrato, sciroppo di zucchero di canna, succo di limone. Ho avuto la fortuna di recarmi nell’isola di Cuba proprio per studiare composizione e preparazione di questo Drink: scoprendone storia, origini e declinazioni. Il secondo e’, senza ombra di dubbio, il Manhattan Cocktail: uno dei più famosi cocktail del mondo. La sua ricetta e’ molto semplice e si basa su una miscela di Whisky, (preferibilmente Canadian Whisky) Vermouth rosso, (vino aromatizzato di origine Italiana della città di Torino) e Angostura (bitter amaro ottenuto dall’infusione di piante aromatiche). Il Manhattan viene servito su Coppetta da Cocktail come aperitivo: il suo sapore, la sua eleganza e i suoi colori rappresentano l’essenza dello stile American Bar. Non posso infine non nominare il cocktail Italiano per eccellenza conosciuto in tutto il mondo il Negroni: un cocktail da aperitivo ideato dal Conte Camillo Negroni a Firenze, servito su bicchiere Old fashioned, composto da vermut rosso, bitter Campari e gin. Il suo inconfondibile colore rosso chiaro non conosce rivali nel mondo e rappresenta lo stile e la vivacità tipica del popolo Italiano.

Spesso il consumatore medio abbina al cibo esclusivamente il vino. Ma esistono abbinamenti pre-dinner e after-dinner basati su aperitivi e cocktail ricercati. Perché secondo Lei non viene enfatizzato questo aspetto molto importante della filiera della ristorazione?

Generalmente i Cocktail e i distillati non vengono abbinati ai cibi, anche se questo è un errore. Esistono infatti degli studi molto importanti che mirano a combinazioni ricercate e selezionate: il Food Pairing. Non dobbiamo sottovalutare questo aspetto e l’importanza che ricoprono aperitivi, cocktail e distillati sul processo di accoglienza, servizio e congedo del cliente. Queste bevande accolgono, accompagnano e salutano l’ospite. A questo proposito potrei fare alcuni esempi di accoppiamento già sperimentati e che hanno ottenuto un ottimo riscontro. Ad esempio il famoso Daiquiri si sposa perfettamente ad un piatto a base di crostacei. Un cocktail Negroni è l’ideale durante un assaggio di formaggi selezionati. Il Margarita, a base di tequila, si esalta quando accompagnato da pietanze piccanti.

Qual è il segreto di Gaetano (Nino) Crutrignelli?

Non ci sono segreti nascosti o costuditi gelosamente. L’unico segreto per riuscire nel proprio mestiere è il duro lavoro. Spesso mi viene chiesto come si diventa un Barman professionista. L’unica risposta che mi sento di poter dare è che si possono raggiungere determinati traguardi solo attraverso lo studio, la passione e la dedizione. Partire dal basso, anche dalle mansioni più umili. Osservare e rispettare chi ci offre il proprio aiuto. Non fermarsi e non pensare mai di essere arrivati. Il nostro è un settore in continua evoluzione che richiede aggiornamenti e formazione costante.

Perché ha aderito al progetto www.etichettaveneta.com?

Ho aderito al vostro progetto perché ritengo sia importante raccontare e condividere passioni ed esperienze. Spesso ci fermiamo ad osservare immagini o video in questa era digitale. Ma non ci rendiamo conto che dietro ogni prodotto o servizio si nasconde una storia, fatta di sudore e sacrificio. www.etichettaveneta.com racconta tutto questo lanciando un messaggio rivolto ai giovani e a quanti vogliono intraprendere una carriera o un mestiere professionale di alto livello.

Progetti per il futuro?

Amo questo lavoro e intendo andare avanti su questa strada. Assieme ad altri colleghi stiamo elaborando un progetto di insegnamento per i giovani. Corsi formativi che comprendono tutta la filiera della ristorazione, accoglimento e intrattenimento. Sono affascinato dall’idea di poter trasmettere alle future generazioni parte delle mie conoscenze e delle esperienze che mi hanno formato in questi lunghi anni di carriera.

Che consiglio si sente di poter dare ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di Barman?

Prima di tutto consiglio di non sottovalutare la parte dello studio. Una buona preparazione didattica è alla base di una carriera di successo. Seguire le persone con più esperienza rispettando gli insegnamenti che ci vengono donati. Non avere fretta di imparare o di raggiungere l’apice della piramide. Tutto ha un suo tempo. Ai giovani dico di non aver paura di sbagliare, di provare e riprovare. Non abbattersi di fronte ai primi ostacoli. Seguire le proprie passioni con coraggio e dedizione. Trasformare un sogno in realtà è possibile e dipende solo da noi e dalla forza che abbiamo dentro.

Intervista di Abiti Luciano; Layout Matteo Durante

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Intervista a Anna Pecoraro

Intervista a Anna Pecoraro

La sig.ra Anna Pecoraro ci ha concesso l’intervista che riportiamo a seguito e che racconta la storia della sua avventura con l’hotel di famiglia.

Chi è la Signora Anna Pecoraro?

Non è facile descrivere se stessi. Lascio sempre che le persone mi giudichino per le mie azioni. Mi considero una donna molto semplice affabile e rispettosa del prossimo. Sono mamma di tre figli e nonna di otto nipoti Da poco anche di un pronipote.

Come inizia la sua avventura nel mondo alberghiero?

Il mio ingresso nel mondo dell’imprenditoria turistica fu tanto inaspettato quanto indesiderato. Nel 1991 ricevo una chiamata da mio padre Augusto Pecoraro, titolare e proprietario dell’Hotel Rosanna. Papà, rimasto senza segretaria, mi chiede di aiutarlo per un breve periodo finché non avesse trovata un’altra receptionist. Periodo che si protrasse ad oltranza. Pur non avendo alcuna conoscenza sulla gestione aziendale e contabile di un hotel, decido di rispondere alla chiamata di papà e scopro che la situazione finanziaria è alquanto grave se non gravissima, difficile, quindi, da sanare.

Cerco di convincere mio padre a vendere per evitare un sicuro fallimento. Lui non sente ragione ed io non avevo nessuna intenzione di caricarmi di questo onere avendo lasciato l’attività alberghiera più di 25 anni prima. Un giorno, dopo che per l’ennesima volta avevo invitato mio padre a vendere, mi sento chiamare dalla segretaria che mi avverte che papà era salito in camera piangendo. Mi precipito da lui e lo trovo seduto sul bordo del letto, con la testa tra le mani e che sta singhiozzando. Ricordo che mi colpì la piccola pozza formatasi ai suoi piedi: erano le lacrime di mio padre. I medici gli avevano dato non più di sei mesi di vita e quest’uomo vedeva perduto tutto ciò che aveva costruito in una vita di duro lavoro. Il suo lascito sfumava sotto i suoi occhi, e lui non poteva fare nulla. Ci avrebbe lasciati avvolto nella tristezza e nella disperazione. Mi avvicinai, lo abbracciai forte e gli dissi le parole che avrebbero segnato per sempre la mia vita: <<non ti preoccupare; io ti aiuterò! >>. Papà visse altri tre anni. La forza di reagire e combattere il male che c’era in lui, penso che gliela diede la speranza che in un qualche modo avrebbe potuto salvare l’albergo, ovviamente confidando nel mio supporto. Il vero grande aiuto nella parte finale della sua vita, dopo tre mesi se ne sarebbe andato definitivamente, fu rivolgermi al mio ex marito per avere un aiuto. Lui con mia grande sorpresa si offerse di rilevare l’attività con annessi e connessi salvando così il nome di mio padre Nel 2001 il vecchio Rosanna viene demolito per far sorgere una realtà moderna più consona ai nostri tempi. Oggi a distanza di quasi trent’anni siamo qui a raccontare la nostra storia.

Ci racconta i suoi primi passi da imprenditrice?

I mie primi passi sono stati caratterizzati da tanta paura. Come le ho detto sono stata chiamata ad affrontare questa sfida già in età matura, e non vantavo nessuna esperienza nel campo imprenditoriale. Non conoscevo nulla di ciò che necessita una buona e corretta gestione aziendale. Tutto sembrava per me invalicabile. Conti, fatture, fornitori, gestione clienti e tante altre incombenze quotidiane che si possono immaginare in una struttura come la nostra. La sensazione è stata quella di essere travolta da un fiume in piena che non riuscivo ad arginare. Ricordo mattine quando, appena sveglia, venivo avvolta da una profonda angoscia che mi toglieva il respiro. Il solo pensiero di dover affrontare un’altra giornata di problemi era per me insopportabile. In quel periodo un grandissimo aiuto mi venne dato dalla sig. Marina Furlan, ex collaboratrice di mio padre, che dall’asilo, in pochi giorni, mi fece arrivare all’università. Fece un lavoro straordinario riuscendo a trasmettermi conoscenza e un po’ di sicurezza. Una volta deciso di rimanere a fianco di mio padre, mi fissai un obiettivo e tenni lo sguardo puntato su di esso, così, riuscii a vincere il grande disagio che avevo dentro. Questo è il mio modus vivendi. La mia grande forza che mi permette di raggiungere mete, a volte, impossibili. Avrei dovuto restare solo qualche giorno ma da allora sono passati più di trent’anni.

Mamma, moglie, nonna. Come è riuscita e come riesce a coniugare vita privata e vita lavorativa?

Semplice! Non avendo una vita privata. La nostra è una famiglia di imprenditori. Nel momento in cui assunsi la direzione del Rosanna i miei figli, ormai adulti, avevano già preso in mano le redini dell’azienda di famiglia che opera nel comparto ittico. Ci siamo ritrovati tutti immersi nei nostri pensieri e nelle nostre faccende quotidiane sacrificando di fatto quella parte di rapporto umano che nella mia “vita precedente” ero riuscita a creare. Oggi, pur mantenendo vivo e costante il rapporto con i miei famigliari, sento il peso dei silenzi e degli interminabili periodi che a volte ci separano. Ho imparato a considerare famiglia il mio staff, i miei collaboratori e a chiamare casa il mio ufficio. Questo molte volte è il fardello del fare impresa.

Quali sono le maggiori difficoltà per una donna in questa professione?

Rispetto agli uomini penso che in tutte le professioni la donna trovi maggiori difficoltà. Essere donna, moglie, madre ed imprenditrice significa sposare entrambi i ruoli. Sdoppiarsi in vite parallele affrontando ritmi frenetici a volte insostenibili. Ma noi donne – non me ne vogliano gli uomini – abbiamo una marcia in più, una passione e una volontà interiore che ci caratterizza e contraddistingue. Molte volte purtroppo queste qualità non bastano e la donna si trova a dover scegliere tra famiglia e carriera rischiando inevitabilmente di perdere o l’una o l’altra. Penso che oggi possiamo colmare queste distanze tra i sessi, ripensando il mondo del lavoro fornendo tutti i supporti necessari per poter permettere ad ognuno di noi di scegliere la propria vita professionale. Molto ancora deve essere fatto ma siamo sulla strada giusta.

Ricorda dei momenti particolarmente difficili che ha dovuto affrontare?

In trent’anni di attività, come Lei può immaginare ci sono stati innumerevoli momenti di difficoltà. Ricordo i primi anni di attività, le mie paure, le mie preoccupazioni, i conti da pagare e le prenotazioni a zero. Situazioni difficili da superare. Ma per tutta la mia vita nei momenti di sconforto ho sempre trovato sollievo e nuova linfa rivolgendomi ad un “Amico” che non tutti riconoscono come tale: Nostro Signore Gesù. È il Suo Spirito che mi ha guidato in tutti questi anni. Mi torna in mente un Luglio di un’estate lontana. Ero al telefono con il mio ex marito e piangevo disperata perché il calendario di Agosto risultava completamente vuoto. Ricordo la voce di Aldo che mi diceva: << fai qualcosa !! fai qualcosa!!>>. Allora presa dallo sconforto rientrai a casa di mia madre ed improvvisamente presa dalla disperazione per quanto stavo vivendo, mi rivolsi al crocifisso urlandogli ripetutamente: tutta colpa tua, tutta colpa tua , a Te tutto è possibile, a Te sarebbe facile risolvere il mio problema, io ho bisogno del pieno almeno, almeno dal primo di agosto al 10 di settembre. Subito dopo realizzai di aver mancato nei confronti Di Lui e da uno stato di aggressività passai alla richiesta di perdono. Quando rientrai in albergo, la segretaria mi comunicò che il telefono stava squillando con una certa insistenza. L’albergo si stava riempendo e si riempì fino al 10 di settembre. Sorrido ancora al ricordo di quel episodio. La mattina del 10 l’albergo era vuoto. Mi rivolsi al crocifisso e Gli dissi: se avessi saputo che mi avresti esaudita, Ti avrei chiesto qualche giorno in più. Episodi di questo tipo sono stati frequenti nella mia vita lavorativa e non.

Come si superano le avversità professionali?

E’ indispensabile tenere sempre presente tutto ciò che dipende dal nostro operato Essere consapevoli che dentro di noi si nasconde una forza e un coraggio che va solo cercato e risvegliato. Non dobbiamo pensare al perché mi si pone davanti questo ostacolo, ma al come affrontarlo e superarlo e non vederlo come un fatto avverso, ma positivo perché niente è negativo nella vita. Concentrarsi solo sul nostro obbiettivo: risolvere il problema e continuare a lavorare. Nella mia vita mi sono trovata tantissime volte di fronte a barriere che sembravano insuperabili. Grazie alla mia fede e alla forza interiore che mi generava, sono sempre riuscita a scalare la montagna guardare avanti ed incamminarmi sul sentiero successivo.

Come sceglie i suoi collaboratori?

Parlando con loro. Mi piace confrontarmi sempre con i candidati collaboratori, dialogare e cercare di capire se riescono a trasmettermi ciò che io cerco in tutti i miei dipendenti: amore e passione verso il proprio lavoro.

Qual è secondo la Signora Anna il giusto rapporto con i collaboratori?

Ho avuto nell’arco di trent’anni moltissimi collaboratori ed ho sempre cercato di rapportarmi con loro mantenendo il massimo rispetto. Al mio personale mi rivolgo sempre dando del Lei come è giusto che sia quando si rispetta una persona che presta un servizio. Anche con collaboratrici di lunga data come la Signora Luigina Babbo, con me fin dagli inizi, continuo a rivolgermi in maniera molto riguardosa, pur consapevole che il nostro rapporto va ben oltre il lavoro. Luigina, così mi piace chiamarla, rappresenta ormai una parte importante ed insostituibile della mia vita. Ci unisce un rapporto di confidenza famigliare al quale tengo moltissimo. Ciò nonostante è mia convinzione che nella vita professionale dobbiamo essere consapevoli dei ruoli che ci contraddistinguono e rispettarli oltre ogni ragione. Voglio che i miei collaboratori si sentano sempre protetti e che trovino in me un punto di riferimento dove potersi confidare e dove poter trovare un aiuto concreto. La porta del mio ufficio, chiamato scherzosamente “Il Confessionale”, è sempre aperta.

Jesolo ieri e Jesolo oggi: cosa è cambiato in questi anni?

Molti anni fa all’inizio della mia carriera i nostri Hotel erano gestiti perlopiù da locali. Persone di campagna abituate al duro lavoro che offrivano un servizio quasi famigliare. Oggi le cose sono decisamente cambiate. Le esigenze del turista sono molto diverse e le grandi realtà alberghiere adeguano i loro standard alle necessità contingenti. Tutto si svolge più velocemente e più freneticamente. Jesolo ha subito una trasformazione radicale. Da città esclusivamente turistica, nel corso degl’ultimi decenni, si è evoluta in città residenziale, partorendo complessi abitativi sempre più moderni e ricercati. Si è sviluppata quindi una società Jesolana che anima la città anche nei mesi invernali. Sono sempre stata abituata alla frenesia ed impersonalità della grande città, ma qua a Jesolo ho trovato quella tranquillità e famigliarità che cercavo da tempo.

Più di vent’anni alla guida del suo hotel mantenendo sempre standard di altissimo livello. Qual è il segreto del successo della Signora Anna?

Non esistono segreti particolari da svelare. Ogni persona che ama il proprio lavoro e che lo svolge con passione può raggiungere il successo. I momenti difficili servono per rafforzarci. Io sono stata catapultata in questo mondo che non ho cercato e non volevo. Ma ho imparato ad amarlo, rispettarlo ed affrontarlo. Fissare i propri obbiettivi ed investire anima e corpo per raggiungerli. Migliorarsi giorno dopo giorno, non arretrare. Convincersi delle proprie capacità e sfruttarle al meglio. La strada verso il successo è dietro ogni angolo della nostra vita, con un pizzico di fortuna, che non guasta mai, va riconosciuta e seguita.

Perché soggiornare all’Hotel Rosanna di Jesolo?

Come le dicevo prima, il modo di fare accoglienza è decisamente cambiato. Le grandi catene alberghiere si sono adeguate alla velocità e alla frenesia dei nostri tempi. Oggi contano i grandi numeri e la rapidità con cui si ottengono i risultati sperati. Tuttavia esistono ancora realtà come la nostra che mantengono inalterato il loro modus operandi e che rispettano vecchie regole non scritte di accoglienza e ospitalità. Per quanto mi riguarda ho vissuto la mia vita privata e professionale seguendo un principio che parla di rispetto per se stessi e per il prossimo: “Non fare ad altri quello che non vuoi sia fatto a te”. Questi sono i valori che mi hanno accompagnato lungo il mio percorso e che ho sempre voluto trasmettere ai miei collaboratori e ai miei clienti. Quando dirigo il mio Hotel cerco di immaginarmi al di fuori del banco della reception. Mi immedesimo nel mio ospite, rifletto su ciò che io desidererei se fossi al suo posto. Mi interrogo cercando le soluzioni per soddisfarlo e mi adopero per attuarle. Penso che questa sia la nostra forza: attenzione ai dettagli, accoglienza famigliare, semplicità e amore verso il nostro lavoro.

Entrando nel suo ufficio non si può non notare che Lei è una persona molto devota e spirituale. Quanto è stata ed è importante la fede nella sua vita professionale?

Per me la fede è tutto! Amore, spiritualità, devozione, umiltà, sacrificio, forza, consapevolezza, aiuto verso il prossimo e molto altro rappresentano gli insegnamenti che il mio credo mi ha trasmesso durante tutta la vita. Nei momenti bui mi sono sempre rivolta a Dio, a suo figlio Gesù e alla Vergine Maria per trovare conforto e la forza necessaria per superare le avversità della vita. Sono convinta che la mia strada sia stata disegnata e voluta da Dio il Quale ha permesso le tante fatiche, preoccupazioni, angosce e paure di questi anni al solo scopo di farmi crescere e diventare più forte. Sento in me la Sua energia e la Sua forza che mi accompagnano in ogni decisione, mi sorreggono in ogni sconforto e mi rafforzano in ogni debolezza: sia nella vita privata che in quella professionale.

Signora Anna Lei “nasconde” una passione ed un talento straordinario. Passeggiando tra i piani dell’hotel Rosanna si possono notare alcune delle sue opere esposte. Ci racconta qualcosa?

Ho sempre desiderato viaggiare e scoprire il mondo sin da quando ero ragazza. Purtroppo durante la vita coniugale non ho potuto sfruttare questa mia grande passione: il mio ex marito non amava molto gli spostamenti. Dopo la separazione, con i figli ormai grandi, ho deciso di dedicare una parte di me a questo vecchio e grande amore. Mi piace partire alla scoperta di nuove culture, visitare luoghi lontani e poco accessibili, adeguarmi agli usi e costumi locali. Ho trovato nella mia carissima amica la Signora Stefania una compagna di viaggio fantastica. Insieme condividiamo le nostre esperienze e un’altra grande passione: la fotografia. Ho iniziato frequentando dei corsi quasi per scherzo, nei quali capivo poco o nulla. Fino all’incontro con il Maestro Orio Frasseto. Da quel momento è iniziato il mio rapporto con la macchina fotografica. Concentrarmi sull’obbiettivo, sull’immagine, sul momento che voglio immortalare è per me come perdermi in un’altra dimensione. Tutto si annulla: problemi, preoccupazioni e pensieri svaniscono come per magia e mi abbandono ad uno stato quasi trascendentale. Espongo, con un pizzico di soddisfazione, le mie foto nei corridoi dei piani del Rosanna dove i miei ospiti possono guardarle e commentarle insieme me.

Rimpianti?

Non ho rimpianti. Forse l’unico rammarico che mi porto dentro è non aver potuto, causa il mio lavoro, costruire un rapporto più stretto con i miei famigliari. Mi sento comunque fortunata, sono certa di rappresentare un punto di riferimento per tutti loro, una spalla su cui poter sempre contare e alla quale appoggiarsi nei momenti di difficoltà. La nostra è una famiglia di imprenditori ed inevitabilmente i numerosi impegni, le tante ore di lavoro e la frenesia della quotidianità richiedo un sacrificio anche in termini umani ed affettivi.

Cosa c’è nel cassetto dei desideri della Signora Anna?

Non ho desideri ho sempre vissuto senza aspettarmi nulla di più di ciò che avevo. Forse è proprio per questo che con serenità riesco ad affrontare le mie sfide quotidiane, guardando sempre al prossimo obbiettivo da raggiungere.

Progetti futuri?

Ci sono in programma alcuni lavori di ristrutturazione e miglioramento del nostro Hotel. Sto cercando di coinvolgere il mio staff in alcuni nuovi progetti, ascoltando le loro idee e confrontandoci insieme. Il nostro obbiettivo è continuare a regalare ai nostri ospiti sempre nuove emozioni e un servizio attento alle loro esigenze.

Che consiglio si sente di poter dare ai giovani, soprattutto alle donne, che intendono intraprendere una carriera imprenditoriale come la sua?

Diciamo che ho avuto la fortuna di poter vivere due vite. La prima agiata, caratterizzata da confort e ogni genere di beneficio che una situazione economicamente benestante può offrire. La seconda fatta di sacrifici, duro lavoro e tante preoccupazioni. Non cambierei la seconda vita con la prima per tutto l’oro del mondo! Ai giovani voglio dire di non fermarsi solo all’aspetto economico del loro progetto di vita. Certo i soldi sono importanti per vivere: ieri c’era il baratto, oggi la moneta. A loro ricordo che esistono situazioni ed esperienze che arricchiscono il nostro spirito più del denaro, che ci formano e ci fanno apprezzare ciò che siamo. Concentrazione, studio, passione sono indispensabili per raggiungere i propri obbiettivi. Ma ciò che più devono cercare dentro se stessi è l’amore. L’amore per ciò che fanno, l’amore per il prossimo, l’amore per chi hanno vicino e per coloro con i quali collaborano. Amore per le piccole cose e amore per se stessi. Solo attraverso questo straordinario sentimento troveranno il giusto appagamento per una vita di successo.

Intervista di Abiti Luciano e Anna Pecoraro; Layout Matteo Durante

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Intervista a Stivens Mazzuia, Maître – Sommelier – Direttore di sala

Intervista a Stivens Mazzuia, Maître – Sommelier – Direttore di sala

Stivens Mazzuia classe 1969 stimato Maître , Sommelier, Direttore di Sala, Intagliatore di vegetali e professionista nel settore dell’enogastronomia. Medaglia di Bronzo nei campionati Italiani di cucina artistica del 2020 a Rimini. Esperto riconosciuto a livello nazionale ed internazionale nel campo dell’Hotellerie e Sommelier. Consulente aziendale per la riorganizzazione di hotel, ristoranti e attività di pubblico esercizio. Docente formatore presso l’istituto Lepido Rocco di Pramaggiore, con specializzazione in servizio di sala e bar. Membro dell’associazione nazionale FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) che si occupa della formazione di Sommelier professionisti e della promozione territoriale dei prodotti vinicoli. Vice Presidente Nazionale dell’associazione NOI (Nuova Ospitalità Italiana) composta principalmente da professionisti dell’accoglienza (sala, bar, reception, ecc.). Il sodalizio nasce con lo scopo di avvicinare il mondo dei giovani attraverso il contatto con le realtà didattiche al fine di portare professionalità ed esperienza e trasmetterle alle nuove generazioni. Ad oggi l’associazione, oltre che in Italia, conta sedi in Germania, Svizzera e Miami. Attualmente in procinto di ottenere il riconoscimento come Assaggiatore Ufficiale dalla prestigiosa associazione internazionale ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino), Stivens Mazzuia ricopre il ruolo di Consigliere del Direttivo presso la sede di Venezia, occupandosi della gestione dei corsi formativi e della promozione via Web. Le attività dell’associazione si concentrano prevalentemente nella promozione dei vini locali e nell’analisi della parte puramente tecnica del prodotto. Un attestato, quello di Assaggiatore Ufficiale, che permette l’iscrizione all’albo nazionale degli assaggiatori con la possibilità e la capacità di presentare il prodotto, descriverne la composizione organolettica, le caratteristiche peculiari e le sensazioni che deliziano il palato.

L‘ ingresso di Stivens nel mondo del lavoro inizia da molto lontano: quando appena ragazzo passa le sue estati lavorando stagionalmente presso alcuni hotel di Jesolo. Presto la sua passione cresce e lo indirizza verso gli studi che lo porteranno ad acquisire capacità e competenze per entrare nel mondo reale della ristorazione e del servizio accoglienza. Alla fine del percorso scolastico e dopo il servizio militare, Stivens lascia l’Italia ed inizia il suo cammino professionale all’estero, lavorando in Inghilterra e Germania. Una lunga gavetta che lo vede collaborare con ristoranti di alto livello accrescendo la sua esperienza sul campo e migliorando le sue competenze linguistiche. Al suo ritorno in Italia Stivens concentra la sua attenzione al mondo dell’imprenditoria e alla gestione di locali di successo. Nel 2010 fonda l’azienda EasyFood Service leader nel servizio Self Service e Catering. L’attività conta più di trecento posti a sedere e seicento pasti al giorno consegnati a domicilio, con un fatturato di livello. Nel 2013 cede la sua creazione ed inizia una nuova esperienza come consulente aziendale. Dal 2013 al 2018 gestisce il reparto ristorazione del Villaggio Turistico Adriatico (Quattro Stelle) di Jesolo. Nel 2015 presta servizio come professionista formativo all’Istituto “Lepido Rocco” con sede a Caorle. Successivamente entra a far parte del corpo docente con ruolo fisso presso la sede di Pramaggiore in provincia di Venezia nel ramo turistico alberghiero. Una carriera lunga più di trent’anni segnata da tanta passione, impegno e umiltà. Valori che si rispecchiano pienamente nel motto che da sempre contraddistingue le azioni di Stivens: Basso Profilo,Altissime Prestazioni. Un bagaglio culturale e professionale che Stivens cerca di trasmettere ai suoi studenti quotidianamente e che oggi noi di www.etichettaveneta.com condividiamo con i nostri lettori.

Grazie per averci concesso questa intervista e per aver aderito al progetto www.etichettaveneta.com. Come Lei sa noi cerchiamo di conoscere i nostri protagonisti e di condividere le loro storie personali e professionali, al fine di poter trasmettere consigli e messaggi, frutto di esperienza, passione e sacrifico.

Chi è Stivens Mazzuia?

Sono un uomo di cinquantadue anni sposato con Barbara – anche lei impegnata nel settore della ristorazione- e padre di due splendidi figli: Jacopo di diciotto anni che studia informatica robotica presso un istituto di San Dona’ di Piave e Emma che frequenta la terza media e che intende proseguire i suoi studi iscrivendosi al liceo scientifico. Mi ritengo un uomo abbastanza fortunato e molto felice dal punto di vista famigliare e professionale. La mia famiglia significa tutto per me e mi trasmette l’energia e la forza nelle situazioni più difficili che la vita riserva nel suo lungo percorso. Caratterialmente mi considero una persona molto riflessiva, anche se questo mio aspetto – oggi molto importante- si è formato col passare del tempo. In giovane età prevaleva il mio lato più sanguineo e nevrile, ma l’esperienza e il passare del tempo hanno mitigato questo lato del mio essere insegnandomi la pacatezza, la riflessione e la pazienza. Qualità che mi sono servite nel mio ambito lavorativo e che oggi cerco di trasmettere ai miei figli, ai miei studenti e ai miei collaboratori.

Quando e come inizia la sua passione per la ristorazione e l’enogastronomia?

La mia passione nasce e si sviluppa durante il periodo scolastico. Non sono mai stato portato per lavori manuali che potessero indirizzarmi verso studi tecnici. Quindi scelsi di iscrivermi ad un istituto alberghiero e concentrare le mie energie in questo settore. E’ stato un colpo di fulmine. L’attrazione aumentava ad ogni anno di studio. A quel tempo non si aveva la possibilità di scelte diversificate e io scelsi subito di occuparmi del servizio di sala. Sentivo che ero portato per questo ruolo come se fossi nato per svolgere questa mansione. Durante gl’anni di studio passavo le mie estati lavorando negli alberghi del litorale Jesolano. Anno dopo anno e servizio dopo servizio cresceva dentro di me una passione sempre più forte che mi spingeva a migliorarmi costantemente. Dopo il diploma ho continuato con altre specializzazioni, conseguendo la qualifica di Sommelier: indispensabile per svolgere un ottimo servizio di sala. Ad oggi questa mia passione per l’enogastronomia e l’enologia non tende ad affievolirsi e ancora mi coinvolge con lo stesso entusiasmo di quando è nata. Mi piace ricordare un mio carissimo amico Umberto Scomparin, oggi non più tra noi, con il quale ho condiviso momenti di lavoro e di vita privata indelebili nel mio cuore. Umberto ha saputo trasmettermi la vera passione per il vino, la sua importanza e il ruolo fondamentale che questa “bevanda degli Dei” ricopre nel mondo della ristorazione.

Quale percorso di studio ha affrontato per arrivare ad acquisire questa professionalità?

Come dicevo mi sono diplomato all’istituto alberghiero Elena Cornaro di Jesolo, con indirizzo sala-bar . Un percorso che mi ha appassionato fin da subito. Successivamente ho frequentato diversi corsi di preparazione professionale sempre incentrati al miglioramento delle mie competenze. Ho conseguito la qualifica di Sommelier, ho frequentato un Master sul Weddings planner: un corso di preparazione per il servizio catering e la gestione di grandi eventi. Mi sono appassionato alle tecniche di intaglio della frutta e dei vegetali seguendo corsi specialistici, perfezionandomi in questa disciplina, che nel 2020 mi ha regalato la medaglia di Bronzo ai campionati Italiani di Rimini. Ad oggi sono impegnato in uno studio approfondito per conseguire la qualifica internazionale di Assaggiatore Ufficiale di vino presso l’associazione di cui faccio parte: la ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino) che si occupa prevalentemente della parte tecnica ed organolettica del vino. Differentemente dal lavoro dell’enologo, l’assaggiatore studia l’evoluzione del prodotto, ne racconta la storia, la provenienza e attraverso una descrizione puntuale e minuziosa descrive le sensazioni che trasmette. Accompagna, di fatto, il consumatore in un viaggio attraverso la vita del prodotto e le sue peculiari caratteristiche. Come vede il mio percorso di studio non si e’ mai fermato, ed oggi, a distanza di quasi trent’anni, continua incessante. Sono convinto che, come in ogni professione che richiede particolari competenze, sia necessario ed indispensabile un continuo aggiornamento per restare al passo con le nuove tecniche e i nuovi prodotti che il mercato ci offre.

Ricorda le Sue prime esperienze nel mondo del lavoro?

Le prime esperienze risalgono al periodo della scuola. Le mie estati le passavo lavorando negli hotel del litorale Jesolano. In quel periodo non esistevano le tante tecnologie, come oggi in aiuto dei lavoratori di sala. Tutto era scritto a mano e veniva gestito direttamente dagli operatori. Ricordo una delle mie prime esperienze. Lavoravo assieme ad un carissimo amico Fabio Teso – oggi direttore di una importante catena aziendale di distribuzione Catering alimentare di Jesolo- in una struttura ricettiva. Eravamo solo in due e riuscivamo a gestire una sala con più di cento coperti. Ho imparato ad organizzarmi, a curare il cliente che consideravo il mio vero alleato: ogni sua soddisfazione era il premio per i miei affanni. Esperienze forti per ragazzi giovani e alle prime armi come eravamo noi. Le ore di lavoro erano interminabili ma le fatiche e il sudore ci spingevano a migliorarci sempre di più. Avevamo fame: fame di imparare, di apprendere, di guadagnare i nostri primi stipendi e forti della nostra giovane età quasi felici nell’affrontare sfide sempre più impegnative. Sono sicuramente fasi della vita che contribuiscono alla crescita professionale e caratteriale e che restano scolpite nei nostri ricordi. Dopo il diploma e il servizio militare decido di partire e recarmi all’estero dove trovo impiego presso ristoranti particolarmente quotati: come il ristorante “La Spiga” a Londra, allora diretto dallo Chef Giorgio Locatelli. Il periodo inglese e successivamente quello tedesco sono stati molto importanti per me. Ho potuto migliorare la conoscenza delle lingue straniere ed accrescere la mia esperienza personale. Oggi una conoscenza approfondita delle lingue straniere e’ fondamentale per i nostri giovani che cercano di inserirsi nel mondo del lavoro. Le nostre strutture alberghiere Venete hanno stretti rapporti con una clientela proveniente dal nord Europa prevalentemente da Austria e Germania. Quindi risulta fondamentale una minima conoscenza della lingua tedesca che permette una presentazione più professionale e un arma di trattativa economica a favore del prestatore d’opera. Queste mie prime esperienze mi sono servite come bagaglio professionale e culturale e mi hanno permesso un inserimento consapevole nel ramo imprenditoriale della ristorazione e dell’accoglienza segnando i miei successivi anni lavorativi.

Quali sono le difficoltà che si affrontano in questa professione?

Come in ogni altra professione anche la nostra si trova ad affrontare alcune situazioni di difficoltà. Nel nostro mestiere spesso la gestione del cliente rappresenta una parte molto ardua da sostenere. La gestione della sala richiede un’attenzione particolare e la concentrazione nel momento “di punta” deve essere ai massimi livelli. Nel mio lavoro come consulente aziendale mi trovo spesso ad affrontare situazioni particolari. Viviamo tempi particolarmente difficili e spesso i titolari di ristoranti o strutture recettive tendono ad non investire capitali in formazione dei dipendenti. Penso che la preparazione e la professionalità siano la chiave per affrontare un futuro sempre più incerto ed esigente. Per quanto riguarda la mia personale esperienza, sia come imprenditore, sia come direttore di sala, le paure e le difficoltà sono sempre le stesse. Paura di sbagliare, paura di non essere all’altezza delle aspettative, difficolta gestionali e di rapporti umani, scelta dei prodotti, uno studio continuo su normative igienico sanitarie, ecc. Ma grazie al mio carattere combattivo ho sempre cercato di abbracciare i problemi che man mano si palesavano davanti a me. Da imprenditore ho sempre investito molto sulla formazione del mio personale. Solo con la consapevolezza delle proprie capacità e con una preparazione adeguata si possono affrontare i problemi che viviamo quotidianamente nella nostra professione. Un messaggio importante che cerco di trasmettere anche ai miei figli e ai miei studenti.

Quale e stata l’esperienza più significativa della Sua carriera?

Ci sono state molte esperienze significative nella mia vita professionale, sia come dipendente che come libero professionista. Devo ad ognuna di loro tutte le competenze che oggi mi permettono di affrontare le sfide future con sicurezza e determinazione. Ma ciò che amo di più è l’insegnamento e la formazione. Un avventura iniziata nel 2015 e che prosegue oggi con l’entusiasmo di allora. Mi alzo al mattino contento e felice, pensando alla giornata che dovrò affrontare con i miei studenti. Questa esperienza della mia vita mi sta regalando tantissime soddisfazioni sia da parte dei ragazzi ma soprattutto dalle loro famiglie. Mi sento ripetere sempre una frase detta dai genitori dei nostri allievi che mi riempie sempre il cuore di gioia: “il mio ragazzo è entrato bambino e oggi esce uomo”. Vede, ricevere un complimento del genere da un genitore non ha prezzo e mi ripaga per ogni fatica affrontata.

Cosa le ha insegnato?

Mi ha insegnato e continua ad insegnarmi tantissimo. Il contatto con i ragazzi con le loro intuizioni e le loro idee mi trasmette quotidianamente un messaggio forte e preciso: nella vita non si finisce mai di imparare. Mi confronto con i miei studenti apertamente e li lascio liberi di esprimersi senza paura di sbagliare. Molte volte mi fermo a riflettere sulle loro parole, sui loro pensieri e anche sulle idee più stravaganti. Li confronto con le mie esperienze professionali e mi rendo conto che unendo passato e presente spesso ne nasce qualcosa di molto interessante e unico.

Come sceglie i prodotti che propone ai suoi clienti quando opera come consulente aziendale?

La scelta dei prodotti si basa su una serie di valutazioni ben precise. Nel mio lavoro di consulente aziendale mi trovo spesso a dover studiare e consigliare l’uso di determinati prodotti alimentari e vinicoli. Inizialmente è fondamentale capire a chi rivolgiamo la nostra offerta. Il target di clientela che vogliamo raggiungere e il “send massage” che il nostro ambiente vuole inviare. Possiamo adeguare le proposte basandoci su dati precisi e studiati in precedenza, mantenendo comunque sempre un’attenzione particolare sulla qualità del prodotto: sia per la fascia alta che per quelle medio-alta e medio-bassa. Il nostro territorio nazionale offre una vasta quantità di prodotti alimentari. L’Italia grazie alla sua posizione geografica e ai microclimi territoriali vanta una “biodiversità enogastronomica” che non ha uguali al mondo. La nostra regione con i suoi prodotti vinicoli, caseari, dolciari, ecc. che vanno dalle dolomiti, passando per le colline, fino alle nostre pianure, rappresenta un esempio molto chiaro. Attualmente sto studiando la realizzazione di una carta vini interamente composta da prodotti Veneti. Esistono realtà meno conosciute, ma che producono referenze di ottima qualità. La maggior parte del loro venduto viene esportato verso mercati esteri. Sarebbe importante incrementare il nostro mercato interno Veneto sostenendo e proponendo queste eccellenze che rispondono perfettamente alle richieste di un mercato in continua espansione e sempre più esigente.

Il suo lavoro la porta a visitare le migliori cantine del nostro territorio. Qual’ e’ il segreto per realizzare un buon prodotto vitivinicolo?

Ogni Cantina costudisce segretamente le caratteristiche organolettiche del proprio prodotto. Fondamentale per tutti è sicuramente la cura che viene dedicata al percorso vitale della vigna. Comunemente si potrebbe pensare che il climax del lavoro del produttore di vini si concentri sulla parte finale del ciclo produttivo: ovvero vendemmia, pigiatura fermentazione, ecc. Ma si deve considerare l’intero ciclo della vite. Questo arco temporale si estende per tutto l’anno e coinvolge tantissime persone che seguono passo dopo passo lo sviluppo della pianta. La nutrono, la curano, la crescono e la accudiscono per portarla alla forma sperata e di conseguenza alla resa migliore. Non dobbiamo dimenticare comunque il lavoro svolto dai Maestri enologi che attraverso le loro tecniche e i loro accorgimenti plasmano il vino, donandogli, corpo, struttura, carattere e sapori. In fine il processo di affinamento del vino, il luogo di conservazione e il materiale che viene scelto contribuiscono alla creazione finale di questa meravigliosa bevanda.

Come si riconosce un prodotto di ottima qualità?

Tutto ciò che vogliamo conoscere di un ottimo vino lo possiamo trovare sulla sua etichetta: la carta di identità di ogni prodotto vinicolo. Nome della vite, origine, terreno, metodo di produzione, luogo di produzione, produttore, ecc. sono elementi essenziali che devono essere presenti in etichetta. Certo un minimo di conoscenza e di ricerca può aiutare per una valutazione più completa di ciò che stiamo acquistando. Poi ovviamente il vero giudice di ogni vino resta sempre il nostro palato.

Maître, sommelier, consulente aziendale, imprenditore e oggi anche insegnante. Ci ha accennato prima del suo impegno come formatore. Ci racconta questa sua nuova esperienza?

Come dicevo prima quella che sto vivendo, ormai dal 2015, la posso considerare l’esperienza più bella della mia vita. Adoro formare i giovani della mia scuola. Mi si è aperto un mondo nuovo, sconosciuto prima, ma che mi ha catturato immediatamente. Sono stato rapito dal suo fascino e dalle emozioni che mi regala quotidianamente. Considero il fare formazione come una missione che mi coinvolge completamente. Credo fortemente nel mio lavoro e nelle responsabilità che comporta. Sento il peso della fiducia che le famiglie dei ragazzi ripongono in noi insegnati e che gli stessi studenti ci trasmettono. Un onere che mi assumo con la massima serenità e che mi stimola ad impegnarmi sempre di più. Il pensiero di poter incidere sul futuro delle loro vite e la soddisfazione nel sapere che molti di loro ce la fanno, non ha prezzo.

Nel parlare del Suo lavoro di insegnante, non si può non notare una certa commozione. Che rapporto ha con i suoi studenti?

Ho un rapporto meraviglioso basato su tre semplici concetti che, ad ogni inizio anno, mi piace ricordare: rispetto, passione e umiltà. A loro devo la mia crescita caratteriale. La formazione e il rapporto con i giovani ci plasma nel profondo. Si deve comprendere la capacita di alternare fermezza e distensione per creare un equilibrio essenziale, in un rapporto di fiducia e rispetto reciproco.

Perché ha aderito al nostro progetto di www.etichettaveneta.com?

Trovo il vostro progetto molto interessante. Raccontare il prodotto attraverso le storie personali e professionali di chi, il prodotto lo ha realizzato, mi sembra un’idea molto innovativa. Questo insolito modo di raccontare le nostre eccellenze può trasmettere messaggi e consigli per le nuove generazioni. Ed è un po’ ciò che si realizza nell’insegnamento. Come anni fa mi successe con la scuola: anche oggi con www.etichettaveneta.com sento una spinta attrattiva verso questa nuova sfida. Una sfida che accetto con piacere e per la quale intendo riservare un contributo particolare.

Progetti per il futuro?

Sicuramente la formazione e l’insegnamento. Tra poco tempo il nostro istituto “Lepido Rocco” aprirà una nuova sede nella citta di Portogruaro. Servirà l’impegno di tutti: corpo docente e settore amministrativo. Intendo concentrarmi, assieme ai miei colleghi, su questa nuova sfida per poter rispondere al meglio alle richieste dei nuovi studenti. Vorrei dedicare un po’ di tempo anche allo studio e alla creazione di corsi in presenza per quanto riguarda il servizio di sala e l’avvicinamento alla conoscenza del vino. Dopo la mia partecipazione alla trasmissione televisiva “I soliti ignoti”, come intagliatore di prodotti vegetali, ho deciso di realizzare anche dei video di presentazione dei prodotti vinicoli e di altre attività legate al mondo dell’enogastronomia, per contribuire alla divulgazione e alla conoscenza delle nostre realtà territoriali. Infine vorrei terminare gli studi per conseguire l’attestato di assaggiatore internazionale ONAV approfondendo le mie conoscenze e competenze nella parte puramente tecnica e sensoriale del vino.

Quali consigli si sente di dare ai giovani che vogliono intraprendere una carriera professionale come la Sua?

Ai nostri giovani posso solo consigliare di seguire il loro istinto, il loro cuore e le loro passioni. Il nostro è un lavoro molto importante ed impegnativo. Necessita di studi approfonditi, continui e costanti. Una conoscenza dettagliata del prodotto, unita ad una adeguata presentazione, rappresentano il biglietto da visita, nostro, e del locale per cui prestiamo servizio. Frequentare un istituto alberghiero non significa solo cucinare o servire. Le competenze didattiche, storiche, culturali e linguistiche sono altrettanto indispensabili per emergere in questa professione. Il servizio del cameriere (che io preferisco chiamareconsulente di sala”) non si limita al solo portare i piatti. Ma rappresenta il contatto diretto con il cliente, la parte comunicativa e logistica di tutto il processo di accoglienza. Non abbattetevi di fronte alla fatica e ai problemi che certamente affronterete nella vostra carriera. Abbracciateli e rispettate il vostro lavoro. Fatene la vostra ragione di vita e vi accorgerete che quello che oggi chiamate lavoro, domani chiamerete vita.

Intervista e stesura di Abiti Luciano; Editing Matteo Durante

Intervista a Stivens Mazzuia, Maître – Sommelier – Direttore di sala Read More »

Intervista a Walter Turniano

Intervista a Walter Turniano di Italica – Treviso

Walter Turniano, fondatore e titolare dell’azienda Italica leader nella produzione di biciclette personalizzate, cargo bike e rastrelliere per le due ruote. La sua carriera inizia da lontano. Prima come rappresentante di strumenti musicali (professione che nasce dalla grande passione per la musica di Walter). Oltre a dedicarsi alla vendita, assieme al cugino David Contesotto fonda nel 1990 il gruppo musicale “Profumo Nero” riconosciuto a livello nazionale. Un amore per le note che a distanza di quasi tre decenni continua ad emozionare e coinvolgere Walter e David impegnandoli addirittura in un nuovo progetto chiamato “Natural_Mente”. Dopo una lunga esperienza come addetto alle vendite presso il concessionario ufficiale della Mercedes-Benz di Treviso, (che lo ha visto anche premiato come miglior venditore d’Italia nel 1999), e un passato nel mondo del ciclismo, Walter raccoglie il proprio bagaglio professionale e personale e si lancia nella sua avventura imprenditoriale. Nel 2008, in piena crisi economica, sfidando ogni previsione negativa, apre il suo primo sito web “www.biciclettepersonalizzate.com”. Le pretese non sono alte ma la volontà di dedicarsi a questo mondo, che lo ha visto protagonista fin da bambino è più forte di ogni dubbio. Presto, quasi inaspettatamente, i primi risultati arrivano. Nel 2015 Walter acquisisce il marchio pandabike -da un importatore che si rifornisce dal mercato cinese- spostando l’intera produzione dalla Cina alla provincia di Treviso avvalendosi di collaboratori scelti personalmente. Un percorso controcorrente rispetto ad altre realtà concorrenziali, ma che distingue il carattere di Walter e la sua determinazione nel creare un prodotto a basso impatto ambientale e che rispetti le fondamentali regole di produzione. Ripone quindi la sua fiducia verso i nostri artigiani locali, nella loro professionalità e nell’ esperienza che contraddistingue da sempre le Maestranze Venete. Nel 2021 assieme alla compagna Anna e al cugino David, apre il primo Show Room “Cargo Bike House Treviso” nel quartiere di Santa Bona a Treviso, dove Walter vive ed è cresciuto. Oggi a distanza di dodici anni dalla prima pubblicazione in rete, l’azienda Italica e il marchio pandabike, vantano una produzione in costante aumento, un fatturato che supera il milione di Euro e un pacchetto clienti sparso in tutta Italia.

Walter Turniano grazie per averci concesso questa intervista. Noi di etichettaveneta.com cerchiamo di conoscere e condividere le esperienze che hanno reso e rendono la nostra regione la culla di grandi capacità imprenditoriali e personali. Vogliamo raccontare le vicende e i protagonisti che si nascondono dietro ogni grande successo perché possano essere stimolo e consiglio per le generazioni presenti e future.

Chi è Walter Turniano?

Domanda difficile!!! Chi è Walter Turniamo? Walter è un uomo di quarantanove anni felicemente convivente con Anna e padre di due bellissime figlie, Camilla di diciotto anni e René, la piccolina di quattro. Le mie donne, i miei amori, la mia vita. Mi ritengo un uomo abbastanza fortunato e semplice. Cerco di vivere seguendo dei principi nei quali credo molto: rispetto per la vita, per l’ambiente e per le persone che mi circondano. Mi impegno per trasmettere queste convinzioni anche alle mie figlie e ai miei collaboratori.

Quando e dove nasce questa passione per le biciclette?

La mia passione per le bici nasce da lontano. Già da ragazzo preferivo una sana pedalata ad un calcio al pallone. Ho anche gareggiato a livello giovanile, ma dopo un infortunio dovuto ad un incidente, ho preferito ritirarmi. Tutto è successo all’improvviso e mi sono trovato di fronte ad una scelta difficile, sofferta, ma inevitabile. Abbandonare il mondo delle corse non ha però scalfito la mia passione per questo sport. Ho continuato a livello amatoriale cimentandomi anche in qualche gara, con qualche discreto risultato. Oggi il lavoro porta via la maggior parte del mio tempo ma quando posso non disdegno una bella pedalata. Dopo tanti anni sono riuscito a trasformare una passione in un’attività imprenditoriale e questo, oltre che motivo di orgoglio, mi riempie il cuore di gioia.

Questo ci porta alla domanda successiva. Quando nasce l’idea di commercializzare biciclette personalizzate?

Finita la mia esperienza in Mercedes-Benz durata la bellezza di dodici anni, ho lavorato per un periodo presso un’altra azienda concorrente. Non è stata una parentesi positiva e mi sono ritrovato alla tenera età di trentasette anni a dovermi porre alcune domande. MI sono chiesto cosa avrei fatto della mia vita e seguendo il mio istinto, la mia passione e il mio cuore ho aperto e lanciato sul web il sito www.biciclettepersonalizzate.com. Una mattina inaspettatamente mentre mi preparavo per recarmi a lavoro, controllando le mail, mi sono accorto che ne era arrivata una con una richiesta per acquistare circa dieci biciclette da parte di un hotel della zona del Lago di Garda. Inizialmente pensavo che si trattasse di uno scherzo orchestrato da qualche amico burlone. Ma poi mi sono reso conto che la richiesta era reale. Da quel momento ho capito quale sarebbe stato il mio futuro lavorativo. Univo finalmente la mia passione giovanile all’esperienza formativa accumulata negl’anni, e mi lanciavo in un mondo fino a quel momento sconosciuto per me: il modo dell’imprenditoria.

Come nasce il marchio “pandabike”?

Quando ho lanciato il sito web ovviamente non disponevo degli articoli in vendita ma facevo riferimento a diversi fornitori scelti accuratamente in precedenza. Tra questi vi era un fornitore di Padova, un noto avvocato che importava le biciclette marchiate pandabike dalla Cina. Un giorno mi contatta avvisandomi che l’aumento delle ordinazioni lo distraeva, purtroppo, dal suo lavoro principale e che si vedeva costretto a fermare questa attività. Decisi allora di acquistare il marchio “pandabike” che nel suo insieme rispecchiava la visione di immagine che avrei voluto dare alla mia azione imprenditoriale. Inizia cosi un percorso di cambiamento culminato con la realizzazione della nostra pandabike interamente progettata e prodotta dalla nostra azienda. Consapevole delle grandi capacità dei nostri maestri artigiani, mi metto alla ricerca dei migliori collaboratori e dopo una lunga e complessa selezione trasferisco di fatto tutta la produzione totalmente nelle provincie di Treviso e Padova. Concretizzo cosi un sogno che da sempre mi accompagna: costruire un prodotto altamente ecologico, utile alla salvaguardia dell’ambiente e interamente realizzato in Veneto.

Lei avvia la Sua attività nel 2008 in piena crisi economica. Le sue paure?

Fortunatamente, come Le ho detto prima, tutto inizia quasi per caso. In quel periodo stavo comunque lavorando e godevo di una relativa sicurezza. Quindi non posso parlare di paure ma piuttosto di incertezze e di coraggio. Prendere la decisione di lasciare il lavoro per inseguire la propria passione e i propri sogni è stata una scelta difficile, nata da convinzioni profonde e radicate. Un’ adeguata preparazione progettuale, unita all’esperienza personale sono elementi fondamentali per la riuscita di un progetto.

Cosa intende per “adeguata preparazione progettuale”?

Intendo che ogni progetto deve essere studiato con attenzione e perizia. Valutare costi, sostenibilità e fattibilità. Io ho iniziato studiano un metodo di lavoro che si basava sulla “vendita del venduto” e che quindi non comportava grossi rischi d’ impresa. Da numeri modesti dei primi anni, con molta pazienza e perseveranza, siamo passati a volumi più importanti; arrivando anche a superare il traguardo delle tremila unità vendute complessivamente tra pandabike e personalizzate. Tuttavia conserviamo il nostro modus operandi realizzando un prodotto esclusivamente su ordinazione, modificandolo ed adattandolo alle richieste e alle esigenze del cliente.

E’ stata dura iniziare?

Sono partito consapevole che avrei dovuto procedere passo dopo passo senza grosse pretese e concentrando tutte le mie energie in questo progetto. La mia esperienza in Mercedes-Benz mi ha aiutato molto. Durante quel periodo ho avuto la possibilità di confrontarmi con parecchi imprenditori. I loro consigli e le loro storie personali hanno arricchito il mio baglio di esperienza. Una fonte di conoscenza essenziale, alla quale ancor ‘oggi attingo nei momenti cruciali della mia carriera professionale.

Quali sono le categorie di clienti più interessati al prodotto pandabike?

Lavoriamo molto con alberghi, campeggi e strutture recettive varie, che mettono a disposizione della loro clientela i nostri mezzi. Abbiamo realizzato biciclette anche per grandi firme come Duracell, Riso Scotti, Laura Biagiotti, Ugo Boss, Levis, solo per citarne alcune. Il prodotto viene personalizzato ed impegnato in eventi di varia natura. Lavoriamo molto bene anche con birrerie, librerie, negozi, agenzie di vario genere che scelgono di brandizzare la bicicletta per poi esporla in mostre o vetrine. Inoltre sta crescendo molto l’interesse della singola persona o del nucleo famigliare sempre più indirizzati verso una mobilità ecosostenibile. Il mercato è in continua espansione: riceviamo richieste da liberi professionisti, anziani, venditori ambulanti, ecc.. Il nostro cliente può consultarci, scegliere il modello tra quelli in esposizione, oppure richiedere delle modifiche particolari e successivamente inizia la costruzione del prodotto. Ogni pandabike viene realizzata esclusivamente su ordinazione e costruita intorno alle necessità del singolo acquirente.

Il vostro mercato di riferimento nazionale o internazionale?

Attualmente riceviamo ordini da tutto il territorio nazionale; Puglia, Sardegna, Toscana, Lombardia, Sicilia, Riviera Romagnola e molte altre zone d’Italia. Ovviamente il nostro mercato interno Veneto rappresenta una parte importantissima delle nostre vendite. Serviamo alberghi e campeggi di Caorle, Bibione e Jesolo. Inoltre siamo presenti in zona del Garda dove contiamo diversi clienti. Partecipiamo costantemente a fiere molto importanti e di carattere internazionale come: SIA Fiera di Rimini, EXPOHOTEL Fiera di Riva del Garda, Fiera dell’Alto Adriatico di Caorle, PROMOHOTEL Parenzo in Croazia, ecc. Da poco abbiamo esposto alla Fiera “GO GREEN GO” svoltasi proprio qui a Treviso. Un evento dedicato alla mobilità sostenibile, argomento centrale di tutta la nostra azione produttiva. Per quanto riguarda il mercato estero stiamo partecipando a fiere internazionali molto importanti, anche se non è facile sfondare in alcuni mercati molto selettivi come quelli del nord Europa. Stiamo puntando molto sul mercato Croato. Uno spazio ancora vergine ma che pensiamo possa, nei prossimi anni, rappresentare un’ottima opportunità di crescita.

Compagno, padre ed imprenditore. Come riesce a coniugare vita privata e vita professionale?

Da questo punto di vista mi ritengo molto fortunato. La mia compagna Anna lavora qui con noi e si occupa della segreteria e del marketing aziendale. Molte delle mie scelte nascono da una costante condivisione con Anna che considero, oltre che compagna di vita anche partner insostituibile della mia vita professionale. Inoltre da più di due anni si è aggiunto al nostro team mio cugino David Contessotto al quale mi lega un’amicizia profonda che va ben oltre il grado di parentela. David si occupa esclusivamente del modello pandabike e il suo lavoro si concentra nel montaggio, nella manutenzione dei prodotti a noleggio sparsi per l’Italia e della consegna degli stessi.

Quando si gestisce un progetto cosi importante, spesso non basta chiudere la porta del negozio per potersi rilassare dopo una giornata di duro lavoro. Riesce a scindere la vita professionale da quella privata?

Non è facile specialmente nel mio caso. Non siamo una grande realtà aziendale dove si possono delegare funzioni e compiti. La Nostra è una gestione quasi famigliare. Ci avvaliamo di collaboratori esterni per quanto riguarda la fabbricazione dei telai delle nostre Bike. Ma per assemblaggio, gestione ordini e consegne, tutto viene svolto da me, David e Anna. Chiusa la porta del negozio e parcheggiato il furgone iniziano inevitabilmente altre riflessioni che ti accompagnano tra le mura di casa. Fatture da pagare, clienti da contattare, crediti da riscuotere sono solo alcuni dei pensieri più comuni. Essere imprenditore di se stessi significa anche questo. Noi vendiamo mezzi operativi su strada e quindi soggetti a possibili problemi derivanti dalla natura del prodotto stesso. Pertanto è indispensabile fornire al cliente una disponibilità costante e puntuale.

Quanto incide l’appoggio della famiglia nella Sua professione?

Per me l’appoggio famigliare è importantissimo. Come dicevo prima ho la fortuna di lavorare con la mia compagna e nei momenti difficili o nelle decisioni importanti il suo contributo mi è indispensabile. Non posso negare che si affrontino sfide quotidiane che pretendono scelte determinate e risolute. Mi piace condividere con Anna le mie preoccupazioni e ascoltare i suoi consigli. Se decido di fare un passo indietro Lei mi spinge a farne due in avanti. Anna è la mia forza motrice, il mio lato positivo, la marcia in più che inserisco nei momenti cupi e di difficoltà. Anche mia figlia Camilla, la più grande, mi affianca in alcune attività. Spesso mi accompagna alle fiere espositive e condivide con me le fatiche di ore di presentazione e pubbliche relazioni.

Lei ha fatto una scelta molto coraggiosa in questi tempi di particolare difficoltà. Da poco ha aperto il suo primo Show Room proprio nel suo quartiere natale: Santa Bona di Treviso. E’ soddisfatto?

Si! Mi ritengo molto soddisfatto. Abbiamo aperto in un momento estremamente delicato sfidando ogni previsione negativa. Possiamo ritenerci fortunati e pienamente ripagati del nostro azzardo. Abbiamo scelto questa location per essere vicini a casa e quindi non dover utilizzare mezzi propri per recarci nel posto di lavoro. Lo spirito che ci contraddistingue e caratterizza tutta la nostra opera si basa sul rispetto dell’ambiente e sulla promozione di una mobilità ecosostenibile. Abbiamo vinto anche un bando promosso dal Comune di Treviso per un finanziamento a fondo perduto di nuove iniziative imprenditoriali a carattere ecologico e di basso impatto ambientale. Penso che ognuno di noi, attraverso piccole scelte personali, possa contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, rendendolo migliore e più vivibile per tutti. Cerco di trasmettere questo messaggio anche alle mie figlie e alle tante persone che incontro nella vita quotidiana e professionale.

Ci racconta una Sua giornata tipo?

Guardi non ci sono giornate tipo. I miei impegni si dividono tra incontri con i clienti, consegne dei prodotti, partecipazioni alle fiere, lavoro in ufficio e molte altre attività facili da immaginare. Vivo giornate molto lunghe e dinamiche, a volte anche stancanti e pesanti. Ma affronto gli impegni quotidiani con spirito positivo, perché fortunatamente amo il mio lavoro e le soddisfazioni che spesso mi regala.

Italica realizza interamente i sui prodotti qui in Veneto. Come sceglie fornitori e collaboratori?

Le nostre scelte dipendono sostanzialmente da fattori che noi riteniamo molto importanti: attenzione, professionalità e rispetto ambientale. Abbiamo deciso di avvalersi di collaboratori e fornitori locali riportando la produzione nel nostro territorio. Crediamo nelle capacità dei nostri Maestri Artigiani, nella loro professionalità e nella cultura del lavoro che da sempre contraddistingue il Popolo Veneto. Manteniamo quindi un controllo costante sulla produzione e sulle forniture riuscendo ad intervenire tempestivamente ad ogni richiesta del cliente. Abbiamo deciso di occuparci personalmente del ritiro delle merci: cosa che ci permette di non usufruire di imballaggi e altre protezioni sintetiche. Inoltre queste scelte consentono un significativo risparmio in termini di consumi logistici e quindi di conseguenza una sostanziale riduzione dell’impatto ambientale. Tutte le nostre valutazioni imprenditoriali si basano su questo principio che mette sempre al centro il nostro ambiente e la sua salvaguardia.

Progetti per il futuro?

Lavoriamo ad un progetto per noi molto importante e che speriamo possa trovare il suo compimento nel più breve tempo possibile. Si tratta di realizzare una Cargo Bike per il trasporto di disabili, economicamente accessibile a tutti. Oggi con l’ausilio di carrozzine possiamo accompagnare i nostri cari solo per distanze relativamente brevi senza l’ausilio di mezzi motorizzati. Vogliamo cercare di cambiare questa situazione e permettere, anche a chi è portatore di disabilità di concedersi quell’attimo di spensieratezza che solo una lunga uscita in bicicletta riesce a regalare. Stiamo studiando la possibilità di ampliare le sedute anteriori per permettere il trasporto in sicurezza del disabile. Sarà un percorso lungo e delicato ma che intendiamo perseguire investendo tutte le nostre energie.

Qual’e’ il segreto del successo di Walter Turniano?

Guardi non c’è una bacchetta magica o un segreto particolare per raggiungere il successo nella propria professione. Ciò che secondo me conta maggiormente è credere in quello che si vuole realizzare ed amarlo profondamente. Essere al servizio del cliente, interpretarne le esigenze e cercare di accontentarlo il più possibile. Non ho mai creduto in investimenti pubblicitari onerosi e mirati. Preferisco investire tempo e denaro in forma diretta: sul campo. Quando lavoravo in Mercedes-Benz ho imparato una massima che ancora conservo nella mia mente: “il cliente contento non parlerà mai di te se non con poche persone. Ma il cliente scontento correrà subito a dirlo a tutto il paese”. Nulla di più vero. Io amo il mio lavoro, amo il sorriso stampato sul volto di un bimbo quando siede su una delle nostre Bike e si immagina alla guida di una moto. Amo l’eccitazione dei nostri amici animali quando vengono trasportati e si godono la brezza del venticello. Amo far parte di un progetto rispettoso dell’ambiente e che può dare il suo piccolo contributo nel rendere più vivibile questo nostro piccolo mondo. Penso che tutto questo sia la mia forza e ciò che mi spinge a continuare con sempre maggiore energia e fiducia.

Cosa si nasconde nel cassetto dei desideri di Walter Turniano?

Guardi in questo momento mi sento particolarmente fortunato sia sotto il profilo professionale che personale. Ringrazio per questo tutti i miei collaboratori, i nostri affezionati clienti, la mia famiglia e tutti coloro che in questi anni hanno creduto in me e nel mio progetto. Se proprio dovessi esprimere un desiderio, vorrei poter realizzare il sogno di ampliare la nostra rete di Retail. Il primo Show Room prende il nome dalla mia città natale: Cargo Bike House Treviso. Mi piacerebbe poter replicare questo format in altre citta Italiane. Dar vita ad un franchising fornendo tutto il necessario per l’allestimento dello Show Room ma mantenendo sempre la produzione nel nostro territorio. Noi, come dicevo, costruiamo le nostre Bike intorno alle esigenze del cliente. Ci capita di ricevere visite da molto lontano per discutere i dettagli della produzione, oppure di dover intraprende lunghi viaggi sempre per lo stesso motivo. Vorrei creare dei punti di incontro dove anche il cliente più lontano può trovare assistenza e supporto durante le scelte preacquisto e post acquisto. Un progetto ambizioso che porterebbe sicuramente vantaggi in termini di vendite al dettaglio ma anche, e soprattutto, in termini di inquinamento ambientale in quanto abbatterebbe drasticamente gli spostamenti che oggi inevitabilmente siamo costretti ad affrontare.

Quale consiglio si sente di poter dare ai giovani che voglio intraprendere una carriera imprenditoriale e professionale come la sua?

Quello che mi sento di poter consigliare è di apprendere il più possibile. Attingete ad ogni fonte di insegnamento senza fretta di arrivare.  Ascoltare, capire, chiedere, partecipare sono elementi essenziali per riempiere il nostro bagaglio culturale e professionale. Io ho avuto la fortuna di maturare diverse esperienze nel mondo del lavoro. Passando da mansioni semplici a compiti più impegnativi. Questo mi ha aiutato nei momenti di difficoltà indirizzandomi nelle scelte più importanti. Passione, cuore, amore e coraggio sono le caratteristiche che dobbiamo cercare dentro di noi per affrontare ogni sfida con il sorriso e con la massima fiducia in noi stessi.

Intervista e stesura di Abiti Luciano.

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Intervista a Chef Matteo Padoan

Intervista a Chef Matteo Padoan – collaboratore di EtichettaVeneta.com

Nato a Treviso, Chef Matteo “Teo” Padoan e’ un cuoco intagliatore riconosciuto a livello nazionale ed internazionale. Membro dell’Associazione F.I.C. (Federazione Italiana Cuochi ), capitano della squadra intagliatori della provincia di Treviso, Chef Matteo raggiunge più volte i vertici mondiali nelle competizioni artistiche culinarie. Nel 2016 partecipa alle olimpiadi della cucina (carving art) a Erfurt in Germania, conquistando la medaglia di bronzo dopo una sfida che ha visto contendersi l’oro più di 170 Paesi con 4000 partecipanti provenienti da tutto il mondo. Nel 2017 si aggiudica l’oro ai campionati Italiani di Rimini.  Nel febbraio del 2018 conta due medaglie sempre nei campionati nazionali. Argento nella categoria “Opere Pronte”, (dove l’opera viene realizzata antecedente l’evento), e medaglia di bronzo nella gara “Live” ( dove la creazione viene effettuata in loco ). Nell’ottobre dello stesso anno gareggia nei campionati mondiali in Lussemburgo conquistando due argenti nelle categorie Opere Pronte e Live, ed infine, una medaglia di bronzo in “Intaglio vegetali pronti” (disciplina che prevede l’intaglio di vegetali già preparati in precedenza). Risultati che lo portano tra i primi dieci intagliatori al mondo. Dopo un periodo professionale nella sua città natale, Chef Teo si sposta nella riviera Romagnola dove presta servizio per i migliori ristoranti e alberghi del litorale, conquistando occhi e palati presentando i suoi piatti e le sue creazioni artistiche. Oggi gestisce con successo le cucine di un noto albergo di Jesolo alternando il lavoro ai fornelli con gli impegni agonistici.

Chef Matteo grazie per aver accettato di incontrarci e per concederci questa intervista. Come sa noi di Etichetta Veneta siamo costantemente alla ricerca dei grandi professionisti del nostro territorio per raccontare le loro storie personali, lavorative e il percorso che li ha portati a raggiungere il successo. Vogliamo condividere questi racconti perché possano essere di ispirazione per quanti vogliano intraprendere una carriera imprenditoriale e professionale.

Preferisce Chef Matteo o Teo?

Matteo

Chi è Chef Matteo Padoan?

Matteo è un uomo nato a Quinto di Treviso 43 anni fa. Figlio di mamma Elsa, di papà Gelindo e fratello di Luana. Oggi felicemente fidanzato con Valentina. Sono una persona molto semplice, umile, e che non ama particolarmente i riflettori. Svolgo con impegno e passione il mio lavoro e mi ritengo abbastanza fortunato dal punto di vista professionale e personale.

Quando nasce la Sua passione per la cucina?

Posso dire che ho questa passione fin da quando ero bambino. Ricordo con nostalgia i meravigliosi momenti passati in cucina ad aiutare nonna Ines e mamma Elsa. Se ripenso a quei momenti riaffiorano profumi, suoni e sensazioni che non si possono dimenticare. Sento ancora le voci di mamma e nonna, indaffarate nella piccola cucina di Badoere, in provincia di Treviso. Rivedo le grandi e ruvide mani di nonna Ines che con pazienza e perizia impastava la farina per fare i crostoli nel periodo di carnevale. Già da bambino avevo tanta voglia di imparare e mi dilettavo nell’aiutare la nonna preparando le uova per il suo impareggiabile Tiramisù.

Successivamente mio padre Gelindo, dopo una carriera nell’edilizia, rileva un laghetto di pesca sportiva a Quinto di Treviso. Negl’anni papà decide di aumentare l’offerta per i nostri clienti realizzando un vero e proprio ristorante “Il Mali Club”, aperto a tutte le ore. Per la mia famiglia è un periodo fortunato e ricco di soddisfazioni, e per me, ovviamente, un campo di addestramento e formazione. Come vede sono praticamente cresciuto tra i fornelli e con me la mia passione per la cucina. Una passione ancora giovane, dinamica e viva.

Custodisce ancora la ricetta del tiramisù di nonna Ines?

Si certamente e la uso anche.

Ci svela qualche segreto?

Nooooo !!!!!!!

Ci racconta il Suo percorso di studio per diventare cuoco?

Dopo le scuole dell’obbligo ho frequentato l’istituto alberghiero di Treviso. A quei tempi la scuola era ancora intitolata all’attore e gastronomo italiano Giuseppe Maffioli (Padova, 28 aprile 1925 – Treviso, 3 giugno 1985 ), al quale si deve la paternità trevigiana del Radicchio Rosso di Treviso e la prima identificazione storica del nostro dolce per eccellenza : il Tiramisù. Maffioli attraverso le pagine della sua rivista trimestrale “Vin Veneto”, attribuiva la nascita del Tiramisù ad una ricetta preparata dal cuoco, Roberto Linguanotto, presso il ristorante “Alle Beccherie” di Treviso. Oggi l’istituto è intitolato al giornalista ed esperto di enogastronomia Massimo Alberini (Padova,11 aprile 1909 – Venezia, 4 maggio 2000 ). Ho frequentato per cinque anni dal 1992 al 1997, conseguendo la qualifica nei primi tre anni e il diploma nei successivi due. Ricordo che nel 1992 era in atto un progetto che si chiamava appunto “progetto 92”, una svolta rispetto ai corsi precedenti in quanto alla pratica si aggiungeva una parte teorica sempre più ampia e impegnativa, con lo studio delle lingue straniere e della cucina internazionale.

Più volte ai vertici delle competizioni internazionali, tra i primi dieci intagliatori al mondo. Quando ha capito che nascondeva dentro di se questo grande talento?

Mossi i miei primi passi verso il Food Art nel periodo riminese. Nel 2004 lavoravo presso un noto albergo di Rimini e decisi di partecipare ad un corso promosso dalla “Accademia Maestri Pasticceri Italiani” e sponsorizzato dalla Fugar: azienda leader nella produzione di ingredienti per gelaterie e pasticcerie. La tecnica dell’intaglio mi affascinò fin da subito e nei successivi dodici anni coltivai questa mia passione cercando di migliorarmi sempre di più. Nel 2016, il compianto Orazio Messina, titolare de “Le Golosità” di Bassano del Grappa mi contattò per propormi di entrare a far parte del suo gruppo di Food Art. Ebbi quindi l’occasione di sperimentare ed apprendere nuove tecniche di lavorazione con nuove materie prime come zucchero tirato, zucchero soffiato, margarina, marzapane, e molte altre. Fu un’esperienza meravigliosa che porterò sempre con me assieme al ricordo del caro Orazio.

Nel 2019 vengo contattato dal Presidente provinciale dell’associazione Assocuochi di Treviso Alcide Candiotto che mi propone di entrare nel team intagliatori e di prenderne le redini come capitano. Accetto, e inizia così una nuova avventura tra competizioni e manifestazioni.

Chef Matteo Padoan con Orazio Messina
Non si sente molto parlare di questi eventi. Non le sembra strano oggi che la cucina e’ diventata, sotto alcuni aspetti, show business?

Non possiamo paragonare le nostre competizioni artistiche con l’immagine che oggi si ha della cucina e della nostra professione. Certo soffriamo una carenza mediatica, ma l’impegno e la professionalità di cui sono stato testimone in questi anni, non hanno nulla da invidiare ai tanti reality che oggi perversano nei canali televisivi ed entrano nelle nostre case. Come tanti miei colleghi vorrei che quest’ arte, in tutte le sue sfaccettature, potesse trovare maggior riscontro mediatico. Spetta a noi che ne siamo i protagonisti impegnarci in futuro in questa direzione.

Cosa pensa della spettacolarità che ha raggiunto oggi il fare cucina?

Non mi dispiace che la nostra professione e il fare cucina siano diventati cosi attuali oggi, e che riscontrino un forte seguito in termini di ascolti. Assistiamo al moltiplicarsi in modo vertiginoso di tante trasmissioni televisive, e non solo, che parlano di cucina. Sono nati migliaia di canali digitali che raccontano il Food made in Italy. Ricette, tradizioni e peculiarità, caratteristiche che solo il nostro Paese può vantare e che non trovano eguali nel mondo. Tuttavia vorrei mettere in guardia i tanti giovani che vedono in questo mestiere il proprio futuro lavorativo, magari attratti dalla spettacolarità che ha raggiunto in questi anni. Il lavoro del cuoco va ben oltre quello che vediamo in televisione. Essere Chef e gestire una cucina, comporta una visione molto più ampia che non si ferma ai soli fornelli. Forniture, prodotti, collaboratori, sono solo alcuni degli innumerevoli impegni che uno Chef affronta quotidianamente. Nei Reality Show i protagonisti sono cuochi e piatti: che devono soddisfare i palati e i giudizi di Chef affermati e stellati. Ma non dimentichiamo che nella vera realtà lavorativa, in ogni piccolo o grande ristorante, gli unici giudici che incontrerete saranno i vostri clienti. Coloro i quali inflessibilmente valuteranno il vostro operato e determineranno il vostro successo o il vostro fallimento.

Qual è il segreto di Chef Matteo e del suo successo in abito lavorativo e competitivo?

Non esiste un segreto per riuscire nel proprio mestiere o nella passione che decidiamo di seguire. Senza apparire retorico posso solo dire che impegno, dedizione e fatica sono fondamentali per il successo in ogni campo dove si opera. Non pensare mai di essere arrivati. Studiare, aggiornarsi e confrontarsi con i colleghi. Provare, sbagliare e riprovare. Oggi disponiamo di mezzi tecnologici che ci permettono di aprire una finestra sul mondo con un semplice clic. Dobbiamo approfittare di questa opportunità e coglierne gli aspetti migliori.

Ha mai pensato di lavorare all’estero dove i cuochi italiani sono molto richiesti?

Sinceramente no. Amo il mio Paese e voglio continuare a lavorare in Italia.

Non ci sono dubbi che la cucina italiana sia la cucina più diffusa e apprezzata nel mondo, ma ricordiamoci che per quanti sforzi si possano fare non sarà mai come cucinare qui in casa nostra. Le materie prime sono fondamentali per la riuscita di un buon piatto italiano e spesso i nostri connazionali all’estero sono costretti ad adeguarsi alle esigenze e ai gusti dei locali distorcendo, quindi, alcune delle regole fondamentali che contraddistinguono le nostre migliori ricette.

Purtroppo nelle nostre cucine nazionali si vedono sempre meno giovani cuochi italiani. Quali sono, secondo Lei, le ragioni di queste “fughe di talenti”?

Indubbiamente il fattore scatenante è sempre quello economico. Gli imprenditori del settore si trovano costretti ad affrontare un costo del lavoro che non vuole diminuire e di conseguenza non possono offrire il giusto compenso che un giovane talento meriterebbe. Si ripiega quindi su manodopera spesso straniera, o comunque priva delle competenze che un percorso di studio adeguato può offrire. Un tentativo legittimo per limitare i costi e per poter continuare ad operare. Fuori Italia invece, dopo la giusta gavetta, i nostri ragazzi sono particolarmente apprezzati e, se sufficientemente preparati, possono raggiungere risultati professionali ed economici di tutto rispetto.

Lei ha gestito e gestisce cucine che richiedono molto personale. Come si rapporta con i suoi collaboratori?

Il rispetto reciproco è fondamentale. Bisogna essere camaleontici: ovvero sapersi adeguare alle situazioni e alle persone. Una buona dose di empatia risulta fondamentale. Si deve saper essere inamovibili e severi quando necessario e allo stesso tempo costruire un rapporto di fiducia e amicizia.

Rinunce, sacrifici, ostacoli.

Il nostro lavoro comporta rinunce e sacrifici, come molti atri mestieri. Lavorare nella ristorazione, ovviamente, significa rinunciare ad orari “normali”, non avere week end liberi, turni a volte massacranti e molto altro […]. Ma tutto si affronta quando prevale l’amore e la passione per ciò che si fa. Ostacoli purtroppo ce ne sono stati e ce ne saranno in futuro, ma ci si oppone con spirito positivo contando su noi stessi e su chi ci sta vicino.

Quali sono, o qual è il piatto forte di Chef Matteo?

Sinceramente non ho un piatto preferito. Mi piace diversificare la mia cucina ricercando e provando sempre cose nuove. Ma se dovessi proprio dare una risposta direi che risotti e dolci sono una mia piccola passione. In questo periodo grazie ai prodotti naturali e biologici che produce la mia fidanzata Valentina Tescari nella sua azienda agricola di Vitorchiano, un piccolo borgo in provincia di Viterbo, sto riscoprendo l’uso di spezie come zafferano, finocchietto, lavanda, fiori di tagete, petali di rose e molte altre che abbino ai miei risotti e ai piatti tipici della tradizione veneta.

I Suoi prossimi impegni agonistici?

Aspettiamo il 2022 per i campionati Italiani e per i mondiali che si terranno in Lussemburgo.

Chef Matteo, perché ha scelto di aderire ad Etichetta Veneta?

Mi piace il Vostro progetto basato sul racconto delle persone e delle loro storie e non semplicemente del prodotto finito. Viviamo un’epoca straordinaria dove però la velocità delle nuove tecnologie ha indubbiamente sottratto uno spazio importante al rapporto umano. Condivido con Voi l’idea di ricerca e di comunicazione e spero di poter dare anche un mio piccolo contributo in futuro.

Quali consigli si sente di dare ai giovani che vogliono intraprendere la sua stessa carriera?

Credete in voi stessi, non fermatevi mai, ma soprattutto non adeguatevi alle leggi del mercato. Chiedete il giusto riconoscimento se lo meritate. Passione, dedizione e studio sono le vostre armi migliori, usatele e troverete la via giusta verso il successo.

Intervista di Abiti Luciano

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Intervista a Giuseppe Borin

Intervista a Giuseppe Borin – Internet Caffè – Santa Bona – Treviso

Giuseppe Borin titolare, assieme alla moglie Antonella Cestaro, dello storico Bar – con cucina casareccia –  ” Internet Caffè “.  Ormai diventato una istituzione, il locale del Sig. Borin si trova nel quartiere di Santa Bona, nella prima periferia del Comune di Treviso.

Signor Borin grazie per averci accolto nel suo locale e per la sua disponibilità. Vogliamo iniziare con la domanda che più raccoglie il senso del nostro viaggio alla ricerca dei protagonisti della vita professionale del nostro territorio.  Semplice e diretta. 

Chi è Giuseppe Borin?

“Chi è Giuseppe Borin? Bella domanda! Be! Oggi Giuseppe Borin è un uomo sposato con Antonella e padre di Davide. Ieri Giuseppe Borin era un ragazzo che dopo il suo percorso di studio secondario decide di non proseguire, per dedicarsi anima e corpo all’attività di famiglia. E’ stata una scelta ponderata e mi ritengo un uomo fortunato perché ho potuto scegliere. Oggi molti ragazzi non hanno questa possibilità. In quegl’anni ha prevalso la foga, l’ardore che muove i giovani alla ricerca di slanci verso il proprio futuro.”

Da quanti anni gestisce la sua attività?

“Ho iniziato la gestione del locale il primo Gennaio del 1978.  Siamo nel 2021, quindi se la matematica non mi inganna sono circa la bellezza di 43 anni.”

La sua è una attività di famiglia iniziata da suo Padre e poi passata a Lei. Ricorda quel periodo?

“Mio Padre Primo Borin aprì il bar nel 1957. Ricordo molto bene quel periodo della mia vita. Dopo la scuola veniva il lavoro. Erano anni difficili con, evidentemente, altre circostanze rispetto ai giorni nostri. Ma l’aiuto nella gestione da parte di tutta la famiglia era fondamentale. Avevamo il gioco delle bocce e della Borella: quel gioco tradizionale praticato dai contadini Veneti e diffuso nella Marca Trevigiana, prima, e poi in altre province come Venezia e Padova. Un antico gioco risalente, secondo alcune testimonianze, addirittura al 1500. Era molto semplice: si usavano delle bocce di legno di acero campestre, chiamate “opio”, le quali venivano lanciate dai giocatori con l’intento di colpire al volo i tre birilli, detti “soni”, di altezza di circa 70cm posti in fila indiana alla fine della pista di lancio. Erano giochi che coinvolgevano tantissime persone del quartiere e il nostro aiuto era più che apprezzato da Mamma e Papà. Ricordo le corse per “portar ombre, pan e soppressa” e quella gioia, quel sentirsi utili, che solo da ragazzi si apprezza veramente.”

Come è stato per Lei crescere in questo ambiente?

“La nostra attività non si è mai spostata dal quartiere. Quindi crescere in questo ambiente a quel tempo, essere figlio dell’Oste, significava un po’ essere il figlio di tutti. Ricordo molto bene i volti delle tante persone che hanno frequentato il nostro locale. Da ragazzo sembravano tutti così imponenti, maturi, uomini di uno stampo oggi ormai scomparso. Molti di loro se ne sono andati; portandosi dietro un pezzettino della nostra storia.”

Sono passati tanti anni da allora e il suo locale è ancora qua nello stesso punto, nel medesimo quartiere dove aprì suo Padre. Come si riesce ad adeguarsi ai cambiamenti generazionali e alle nuove sfide, restando sempre competitivi nel mercato?

“Nel 1984 abbiamo ristrutturato completamente il locale, puntando su un nuovo design. Lasciato lo stile “Bar-osteria” abbiamo puntato su di un arredo più ricercato che soddisfacesse le esigenze dei tempi e dei clienti. E’ stato un percorso condiviso, difficile ma apprezzato. Certo non posso negare che i cambiamenti, spesso, non sono accettati da tutti. Ma se si vuole restare aggiornati e competitivi nel mercato non si deve mai smettere di rinnovarsi, seguire le tendenze del presente e fornire un servizio di alta qualità. A quel tempo avevamo inserito anche la gelateria artigianale. Avevo imparato a fare gelato dal Maestro Guido Franchin della gelateria Tropicana molto conosciuto in città. Una persona straordinaria dalla quale ho appreso moltissimo e che mi ha regalato segreti che ancora costudisco gelosamente. Con il passare degl’anni abbiamo abbandonato la produzione del gelato concentrandoci su altre offerte. Cicchetti (che già ai tempi di mio Padre erano una realtà consolidata nel Trevigiano), “masanete”, “peoci”, “sardee in saor”, “capelonghe”, “vongoe”, “trippe”, “musetto col cren”, ecc. erano e sono tutt’ora una parte fondamentale del nostro menù.”

Lei gestisce la sua attività assieme a sua moglie Antonella. Quanto importante è la famiglia in questa professione?

“Per noi che siamo un locale a conduzione famigliare, indubbiamente l’apporto e l’aiuto reciproco sono fondamentali. Mia moglie Antonella è da sempre la spalla dove trovo appoggio sicuro. La colonna portante della nostra attività. Gestire un’impresa come la nostra che dura da molti anni, comporta l’affrontare sfide quotidiane, sacrifici, privazioni e fatiche. Nulla sarebbe stato possibile senza il supporto di mia moglie Antonella. Per un periodo ho avuto al mio fianco Davide: mio figlio. Poi Davide ha scelto di intraprendere la sua strada verso nuovi progetti e nuovi confini. Oggi è uno Chef affermato che lavora in una grande metropoli del sudest asiatico.”

Si sente fiero di lui?

“Certamente sono molto fiero di lui. Davide ha iniziato qui in Italia la sua carriera lavorativa. Dopo gli studi sono iniziate alcune importanti collaborazioni locali. Solo per citarne una il ristorante “Le Querce” di Merlengo di Treviso. Esperienza che a Davide ha insegnato molto e che lui porta nel cuore. Dopo qualche anno Davide ha deciso di inseguire i suoi sogni ed è partito per Dubai dove ha prestato servizio nei migliori ristoranti della città. Oggi vive e lavora stabilmente ad Hong Kong dove collabora nella gestione e nell’offerta di una importante catena di ristorazione mondiale.”

Le manca suo figlio?

“Sia io che mia moglie Antonella non ci siamo mai opposti alle scelte di nostro figlio. Anzi direi che siamo stati noi per primi a spronarlo perché seguisse i suoi sogni e le sue idee. Certo che ci manca Davide, ci manca moltissimo. Ma allo stesso tempo siamo molto felici per lui. Davide ha trovato la sua stabilità e con essa anche l’amore. E’ sposato con Giada ed entrambi lavorano nella stessa città”.

Ritorniamo a Lei Sig. Borin. Ci sono stati momenti duri nella sua carriera?

“Fortunatamente non ho avuto momenti particolarmente difficili da affrontare. Qualche sfida è stata dura: come ad esempio adeguarsi ai cambi generazionali, dove inevitabilmente qualcuno si allontana e preferisce altre strade. Sono vicende comuni per chi gestisce il nostro tipo di attività. Forse meno sentite in locali centrali o in zone di passaggio. Più avvertite, invece, in zone periferiche come la nostra dove il cliente abituale diventa parte integrante della tua vita lavorativa e a volte anche affettiva.”

Ha mai pensato di mollare?

“Sinceramente no. Anche se con l’età che avanza qualche pensierino non posso negarlo.”

Ci descrive una sua giornata tipo?

 “La mia giornata inizia al mattino. Antonella gestisce il bar e io inizio la mia corsa contro il tempo. Spese, forniture, ricerca dei prodotti freschi, pagamenti, ecc. tutti impegni che si hanno nella nostra professione. Confesso che mi piace passare qualche momento in centro a Treviso, precisamente nell’Isola della Pescheria. Un luogo meraviglioso della nostra città dove tutte le mattine puoi trovare il miglior pesce fresco assaporando la bellezza e genuinità delle chiacchere di città.”

Tutti la conoscono come “Bepi”. Che cucina propone lo chef Bepi?

“Proponiamo una cucina casereccia ed espressa (fatta tutta al momento), semplice ma curata in ogni suo piccolo dettaglio. Oltre le cicchetterie di cui Le parlavo prima, proponiamo anche una cucina a base di pesce; paste con diversi condimenti ed inoltre stiamo riscontrando un discreto successo offrendo ai nostri clienti lo spiedo in spada.”

Si stente di dare qualche consiglio ai giovani che vogliono intraprendere questa attività?

“Coraggio!! Coraggio!! Coraggio!!  Scherzi a parte quello che mi sento di dire è che se avete dentro lo spirito giusto non lasciatevi intimidire dalle difficoltà tutto si può superare. Studio, applicazione e umiltà sono caratteristiche fondamentali per affrontare questo mestiere, che se fatto con passione e amore, può regalare straordinarie soddisfazioni.”

Leggi la presentazione dell’Internet Caffè

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